Protagonisti Per essere agenti non basta l’insegna

“Alcuni ‘nuovi arrivati’, appena aprono l’agenzia, iniziano a chiedere una fee bassisima, o a non chiederla affatto.

Ma così non si fidelizza nessuno: perché il cliente se ne andrà non appena qualcuno applicherà un diritto di agenzia più basso”. Forte dei suoi 25 anni nel settore Silvia Zambon, titolare della storica Ca’ Valestour di Pordenone, lancia un avvertimento a chiunque voglia lanciarsi nel mondo della distribuzione turistica. Ma anche ai suoi colleghi più ‘navigati’: “Il problema è che non c’è coesione tra noi agenti. Non riusciamo neanche a sederci tutti intorno a un tavolo...”.

Sono molte le nuove agenzie che aprono nella vostra zona?
Da quando hanno introdotto la Scia (’Segnalazione certificata di inizio attività’, ndr) è molto più facile, non ci sono più nemmeno le trafile burocratiche. E comunque aprire un’agenzia costa poco.

Questo cosa comporta?
Molte persone creano una propria agenzia perché non hanno trovato nient’altro.

Si parlò molto dell’introduzione della Scia... secondo lei, dunque, ha fatto più male che bene...
Esattamente. Poi, io sono sul mercato da 25 anni e ho clienti che riconoscono la mia professionalità. Non mi spavento certo di chi si improvvisa agente.

Improvvisa?
Alcuni sono convinti di essere agenti di viaggi solo perché c’è scritto sull’insegna del punto vendita. Non è così. Io ho compilato i biglietti a mano, conosco tutte le componenti della tariffa. Chi si improvvisa non conosce nemmeno il linguaggio tecnico. E poi fa danni...

In che senso?
Alcuni di loro hanno chiuso i battenti lasciando a casa i clienti. E questo va a discredito di tutta la categoria.

A proposito di reputazione: alcuni parlano di un ritorno del fascino dell’agenzia...
Nella nostra area si sta ancora sentendo l’onda lunga della crisi. Non possiamo ancora parlare di ‘ritorno’.

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