Il mercato dei viaggiraccontato da Airbnb

Nel mondo del turismo non c’è nulla come Airbnb Open. Semplicemente perché l’idea non arriva dall’industria dei viaggi, ma dalla Silicon Valley. Per comprendere cosa sia diventato, nel tempo, l’evento organizzato dal portale di home sharing più famoso del mondo, bisogna pensare alle ormai leggendarie presentazioni-show di Apple. O ancora agli annunci roboanti di Mark Zuckerberg, dal palco dell’F8, la conferenza di Facebook.

Per organizzare una macchina del genere, però, non bastano location e scenografie da urlo. Serve qualcosa di più. Bisogna avere la notizia shock e l’innovazione epocale (o almeno presentata come tale). Bisogna comunicare all’uditorio che, in quel momento, si sta costruendo il futuro. Che, dopo l’evento, nulla sarà più come prima. È necessario convincere i presenti che stanno vivendo (e qui si arriva al punto fondamentale) una irripetibile ‘esperienza’.

Il segreto del successo
Ci sono tanti modi di definire Airbnb. Per i detrattori, è un terreno che necessita di regole ad hoc per consentire agli operatori tradizionali di competere alla pari. Per alcuni clienti, è un sostituto dell’albergo. Ma Airbnb non ha mai voluto essere nessuna delle due cose: sin dai primi anni, il portale ha insisto sul volersi presentare come un’esperienza.

Onore al merito, Airbnb è stato tra i primi player a tradurre in termini concreti il richiamo del concetto di ‘esperienza’ nel mondo del turismo. Ed è proprio su questo terreno che ha costruito il suo sviluppo recente.  Offrendo esperienze a tutti i suoi clienti, ma soprattutto a tutti gli invitati all’Airbnb Open 2016 di Los Angeles.

Perché quest’anno l’evento ha annunciato la più grande rivoluzione negli otto anni di esistenza del portale: l’uscita dal recinto della sola condivisione di case per approdare in quello, ben più ampio, dell’organizzazione di viaggi. O meglio, di ‘condivisione delle esperienze’.

Arriva Airbnb Trips
La novità ha un nome ben preciso: si chiama Airbnb Trips e metterà a disposizione dei clienti una serie di attività da svolgere nelle destinazioni, oltre alle guide turistiche e agli eventi. Insomma, diventerà un vero consulente di viaggio. O concierge, per usare una parola tornata recentemente un auge. In arrivo, ha assicurato Airbnb, ci sono anche le sezioni del sito dedicate ai voli e ai servizi. Così, il pacchetto è completo.

Di per sé, la mossa non è molto distante da quelle messe in campo da altri player del web. Il comandamento numero uno ormai è: non dare al cliente nessun motivo per abbandonare il portale e, dunque, di offrire sulla medesima piattaforma tutti i servizi. Ma anche di fare da consulenti 2.0, per suggerire destinazioni, attività, servizi e quant’altro.

In tutto questo, però, Airbnb ha messo qualcosa di suo: l’idea della sharing economy, della destinazione vissuta con gli occhi di chi ci abita e non con quelli del turista. L’idea dell’esperienza unica, che nessun altro può offrire.

Anche questo è mercato del turismo.

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