La Fiavet firmata De RiaTra rabbia e orgoglio

Fiavet. La federazione degli adv. Un tempo forte e temuta, poi un lento declino tra agenzie che abbassano la serranda e network sempre più arrembanti.

Poi, nel maggio 2015 alla guida della Fiavet Nazionale, arriva da Firenze Jacopo De Ria. Un passato in Confcommercio, conosce le dinamiche delle associazioni e dice sin da subito che bisogna ripartire. In questo incontro di Match Point De Ria racconta a TTG Italia che la federazione è viva più che mai, con iscritti in crescita e la voglia di non mollare.

Presidente, ma la Fiavet può ancora fare la differenza?
Certo, perché oggi più che mai siamo gli unici in grado di rappresentare le agenzie di viaggi nel modo giusto. Non facciamo business con le adv.

Cosa fate allora?
Siamo una federazione che tiene alta la bandiera dei dettaglianti mentre tutto sembra vacillare. E diamo servizi ai soci. Questo è fondamentale.

Portare la bandiera vuole dire anche mettersi contro ogni tanto…
Abbiamo infatti portato avanti un lavoro costoso e complicato come l’azione legale contro le procedure sui tagli commissionali di Lufthansa.

Erano tutti d’accordo su questo, anche i network…
A parole di sicuro, poi nei fatti è andata diversamente e l’azione legale è stata solo nostra.

Il prossimo anno scade il suo mandato. Si ripresenta?
(si ferma e cerca le parole giuste, n.d.r.) Vede, ho trovato un’associazione rigida e vecchia e per rimetterla in moto è servito tempo. Dobbiamo ragionare come imprese e vedo che il lavoro mio e di altri colleghi inizia a dare risultati.

Quindi si ripresenta?
Voglio prima finire di mettere a posto la macchina operativa. Ora per esempio abbiamo un nuovo segretario generale, Matteo Fortunati. Ne parleremo più avanti.

Torniamo al mercato. Agenzie in flessione, dicono tutte le statistiche. Che ruolo dovrete recitare nei prossimi anni?
Negli Usa c’è un forte ritorno alle vendite in agenzia, questo perché si sono attrezzati a rispondere all’evoluzione del mercato. Dobbiamo seguire con grande attenzione questa evoluzione.

Però ammetta che i soci Fiavet sono in calo da anni e riprenderli diventa sempre più difficile?
Siamo 1.200 affiliati e un tempo erano 2.500, come vede non mi nascondo. Non nascondo neppure che negli anni passati Fiavet aveva perso fascino, ma ora vedo segnali in controtendenza. Lo ripeto, teniamo alta la bandiera e in alcune sedi regionali gli iscritti sono saliti del 15 per cento negli ultimi 2 anni.

Parliamo del rapporto con le compagnie aeree?
Cosa devo dire? (sbuffa, perché il tema è spinoso n.d.r.) Stiamo parlando di un rapporto iniquo. La Iata è distante anni luce dalle esigenze delle agenzie e non tratta su nulla. Così i dettaglianti lasciano il business che rende meno e cercano nuove vie di reddito.

Un rapporto irrecuperabile?
I vettori devono comprendere le nostre ragioni. In fondo passa ancora tanta biglietteria nei nostri negozi. A volte sembrano dimenticarlo.

Si arrende con le compagnie aeree?
Ma scherza! Guardi che sono quello che si è schierato contro Lufthansa perché ha fatto una manovra da dimenticare sotto tutti i punti di vista.

Va meglio con i tour operator?
(parte una risata per stemperare, n.d.r.) I t.o. sono molto bravi a fare proclami e mi fermo. Nascondono la multicanalità, ma esiste e non trovo sia il male assoluto. Diciamo che ci piacerebbe riprendere il discorso dell’Iva sulle commissioni perché non è mai stato digerito dagli associati.

Ma in alcuni casi le agenzie fanno concorrenza ai tour operator. Siamo nel Far West…
Diciamo che siamo stati costretti dall’evoluzione del mercato e dalla marginalità. Forse il fatto di disporre di maggiore flessibilità in alcuni casi può agevolare il business.

Solita storia come per i vettori citati sopra. I tour operator non vi capiscono?
Devo essere più trasparenti. Ripartiamo da questo punto. E ascoltare di più. Vedo distanza oggi.

Scusi, non abbiamo parlato di Alitalia?
Aveva cominciato bene l’anno scorso con un rapporto nuovo, poi si è fermata.

Twitter @removangelista

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