Settemari-Uvet:Ezio Birondi e la politica per le adv

Quando ci sono passaggi di proprietà di un certo livello nel mondo del turismo, c’è sempre una domanda che sorge quasi in automatico: e adesso cosa cambia per le agenzie di viaggi?

L’operazione che ha portato Settemari in casa Uvet non fa eccezione. A rispondere, ci pensa Ezio Birondi (nella foto), nominato amministratore delegato del tour operator insieme a Piergiulio Donzelli (entrambi già a capo della direzione leisure creata da Uvet lo scorso anno). Il manager tiene a sottolineare un concetto chiave per tutta la strategia distributiva: “La nostra bussola saranno le agenzie e soprattutto le Selection”. Ovvero, “chi ci aiuta a crescere è un canale privilegiato". L'idea è dunque quella di stipulare accordi "meritocratici, non politici".

Quando parlano i numeri
Nessuna preclusione nei confronti dei network. Purché, ovviamente, non venga meno il presupposto fondamentale per collaborare in maniera più stretta con Settemari: “Aiutare a crescere”, sottolinea ancora Birondi.

Il quale precisa anche che non è solo una questione di giro d’affari nudo e crudo: “I fatturati sono interpretabili. Non posso valutare nello stesso modo le cifre prodotte da un punto vendita in centro a Milano con quello di un’agenzia in una località isolata. Così come un pacchetto venduto per la bassissima stagione ha più importanza di uno prenotato per il picco di agosto…”.

Insomma, anche le fredde cifre, se le si sa leggere, sono in grado di parlare. E l’importante è che parlino di sostegno alle vendite e crescita.

Un’operazione diversa da tutte le altre
“Un deal differente dagli altri”: è questa la definizione che dà Ezio Birondi dell’operazione Uvet-Settemari. “Perché quando un tour operator compra un altro tour operator è un discorso; ma in questo caso, chi ha acquisito l’operatore è un soggetto che lavora nella distribuzione. E parla lo stesso linguaggio di chi venderà il prodotto del tour operator…”

Francesco Zucco

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