Bt: aumenta la spesa per il long haul, penalizzati gli hotel italiani

Le aziende italiane fanno viaggiare un po’ meno i propri dipendenti, ma spendono di più per le loro trasferte.

Il trend, relativo al 2013, proseguirà nel 2014, facendo prevedere la fine della fase negativa per il mercato del business travel.

Merito della “ripresina” forse ma secondo Event Report soprattutto del fatto che le imprese italiane cercano nuovi sbocchi sui mercati internazionali, in termini sia di commercializzazione sia di delocalizzazione della produzione e della distribuzione.

Questo, in sintesi, il quadro che emerge dall’Osservatorio sul Business Travel, lo studio promosso dalla rivista Turismo d’Affari dell’editore Ediman e condotto dal professor Andrea Guizzardi dell’Università di Bologna, che lo ha presentato nei giorni scorsi alla Bit di Milano.

Condotto su un campione di un centinaio di aziende rappresentativo del tessuto imprenditoriale italiano, l’Osservatorio ha rilevato nel 2013 una flessione dei viaggi d’affari dello 0,2% (per un totale di 29,8 milioni di viaggi), a fronte però di un incremento della spesa del 2,1% (pari a 18,7 miliardi di euro) rispetto all’anno precedente.

In particolare, cala dello 0,6% il numero di viaggi in ambito nazionale, ma aumenta quello delle trasferte in Europa (+0,2%) e, soprattutto, intercontinentali (+3,8%). L’incremento si registra in particolare verso i paesi a lungo raggio, ma si sta spostando da Cina, Brasile e Giappone verso paesi limitrofi dove, sia in Asia che in Sud America, le aziende cercano condizioni ancora più competitive.

E se la spesa delle imprese italiane per viaggi nazionali diminuisce dell’1,3%, quella per i viaggi intercontinentali – che richiedono voli più costosi e soggiorni più lunghi – aumenta del 4%.

A risentirne sono in particolare i fatturati degli alberghi italiani: il 40% dei viaggi d’affari in ambito nazionale, infatti, non ha previsto alcun pernottamento, e i 2 milioni di pernottamenti generati per business dalle aziende italiane nel 2013 sono stati effettuati in gran parte all’estero.

Lo sviluppo dell’alta velocità ferroviaria e dei collegamenti aerei ha contribuito in maniera significativa a ridurre il numero delle notti in albergo in Italia: entro i confini nazionali, il trasporto su treno è cresciuto in un anno dell11%, a scapito dell’auto ma anche dell’aereo, che è sostenuto solo dal mercato internazionale.

Per il 2014, l’Osservatorio prevede che la spesa per il business travel in Italia continuerà a crescere, nonostante sia soltanto il 21% degli intervistati a stimare un aumento degli investimenti (contro il 70% che dichiara stabilità e il 3% che ne prevede la flessione).

"Il netto prevalere delle valutazioni ‘stazionarie’ sulla dinamica della spesa nel 2014 sembra anticipare una crescita di entità limitata - ha detto Andrea Guizzardi -. Tuttavia, la valutazione va corretta considerando che le previsioni di stabilità sono espresse principalmente da travel manager di grandi aziende, che ritengono inopportuno certificare che la spesa aumenterà in un periodo in cui il protrarsi della condizione di crisi ha aumentato la pressione a razionalizzare i costi di trasferta. Ci sono quindi sufficienti elementi per ritenere che le valutazioni dei travel manager siano compatibili con un mercato 2014 in crescita di una percentuale compresa tra i 3 e i 5 punti".

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