Non venite a Torino. Ve lo chiede Steven

“Ho appena messo su questa lista come parte di un progetto per l'uni; se avete due minuti da buttar via dateci un'occhiata”.

L’uni è l’Università di Glasgow. Chi scrive è Steven Nagliati, 23 anni a maggio, e quando parla di lista intende il post  "18 ragioni per cui non si dovrebbe mai visitare Torino". Lo ha pubblicato sulla bacheca Facebook alle 9.20 del 18 ottobre, semplicemente per segnalare ai compagni un’esercitazione per il corso di Brand Management. E invece.

A questo momento le visualizzazioni su Buzzfeed sono arrivate a quota 88mila, meritando una citazione sulla pagina web de La Stampa di Torino, dove le condivisioni sono oltre 4mila.

Ma da cosa nasce questa iniziativa? L’ho chiesto direttamente a lui, che ha risposto prontamente, ancora decisamente incredulo rispetto all’eco generata dal suo lavoro. “Per il corso di Brand Management noi studenti dovevamo scegliere un Paese, una città o una regione, e proporre sei strategie su come fare re-branding territoriale. Io ho optato per Torino perché, essendo vissuto a Pinerolo per molto tempo, la conosco piuttosto bene, amo la città e credo che come meta turistica abbia davvero un gran potenziale che potrebbe essere maggiormente sfruttato”.

La mamma di Steven infatti è italiana, il papà inglese, e fino al 2011 lui ha vissuto in Piemonte. Conosce così bene la regione da avere scommesso – vincendo – sul proverbiale orgoglio sabaudo, trasformandolo in volano per il suo messaggio. “Sono tre i motivi che mi hanno portato a strutturare la comunicazione in quella maniera – puntualizza -. Intanto mi interessava avere un titolo che invogliasse le persone a cliccare sul link. Poi ho puntato sulla lingua inglese perché fosse comprensibile agli stranieri ma anche intrigante per gli italiani, e quindi ho puntato sull’orgoglio dei torinesi e in generale di tutti coloro che amano Torino affinché lo condividessero con i propri amici”.

Costo? Bassissimo. Tempo? Relativamente poco, alcune ore. Dettagli che Steven, fedele al low profile imposto dalla sua natura anglo-piemontese, ammette molto sommessamente perché, dice, “non vorrei apparire come uno pieno di sé. Come me – aggiunge - avrebbe potuto farlo chiunque”.

Poi, sollecitato a dare un parere sulla promozione web del territorio, spiega: “Torino sui social offre già abbastanza. Ci sono molte pagine sulla città, forse un po’ troppe. In molti casi sono pagine ben fatte ma destinate principalmente al pubblico italiano, che comunque rappresenta il 75% dei visitatori, ma che non aiutano chi dall’estero cerca informazioni”. Suggerimenti? “Fra le varie idee, nel mio progetto propongo di creare concorsi sui social media, affinché gli utenti possano condividere le proprie foto online anche con gli amici stranieri”.

Ovviamente, Steven sa bene di non rivelare nulla di nuovo. “Avevo precedentemente visto annunci con un format simile”, dichiara con trasparenza, e tuttavia comprensibilmente “molto contento di come sia andata, e di avere centrato l’obiettivo”. A parziale tranquillità dei capitani di lungo corso pronti a lanciare strali, tengo ad aggiungere che il giovane studente sostiene che la sua maggiore soddisfazione nel compiere questa impresa sia stata “ricevere complimenti da persone che di promozione e marketing del territorio se ne intendono molto e ne fanno una professione”.

Il suo obiettivo non è dunque insegnare alcunché, ma imparare. Senza malevolenze e livori da terza età, sosteniamolo allora in questo suo intento, invidiandogli piuttosto l’amore e la passione sinceri che lo hanno portato a raggiungere questo risultato. Un risultato che, dopotutto, porterà frutti concreti. Come dimostra il commento depositato a margine da June Miller che, raggiunta in Australia dal post, promette: “Fino ad ora non avevo mai pensato di visitare Torino, ma adesso questa città è prepotentemente entrata nella mia to do list”.  

Twitter @paolaviron

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