Il tax credit e quei soldi che non bastano mai

La pubblicazione delle graduatorie del tax credit, l’iniziativa che dal 2015 permette ad albergatori, tour operator e agenzie di viaggi di risparmiare sulle tasse sulla base di interventi di ristrutturazione delle strutture o di digitalizzazione, è anche, come sempre, la miccia per lo scatenarsi di polemiche più o meno forti.

Quest’anno tocca ad Assoturismo Confesercenti dare il là alla voce degli scontenti. Perché se è vero che 2.084 alberghi italiani avranno diritto ad uno sconto fiscale del 30%, per un totale di 50 milioni di euro, Claudio Albonetti, presidente dell’associazione, sottolinea che “oltre 1.500 strutture, per 40 milioni di investimenti già realizzati, sono rimaste tagliate fuori dal bonus”.  

Non è la prima volta che le associazioni di categoria degli albergatori contestano questo metodo di assegnazione. Per la prima edizione, nel 2015, era toccato ad Associazione italiana Confindustria Alberghi sollevare qualche perplessità: all’epoca, i 20 milioni di stanziamento si erano esauriti nei primi 53 secondi del click day. Oggi, sostiene Assoturismo, per consumare tutto il plafond di 50 milioni, ne sono bastati 11.

Insomma, se è vero che la velocità degli albergatori italiani è aumentata considerevolmente in due anni, il rischio è che il prossimo tax credit diventi ad accesso proibitivo.

“È indispensabile – ha aggiunto Albonetti - ripensare a questa misura di sostegno per le imprese ricettive alberghiere per fare in modo che, già da quest'anno, il tax credit sia concesso a tutti coloro che ne fanno domanda, come avviene per l'edilizia residenziale”.

Assoturismo esprime anche perplessità sul tax credit per la digitalizzazione: l’associazione esprime “l’auspicio che questa agevolazione possa contribuire non solo a sviluppare il commercio turistico on line, già in prepotente crescita, ma anche e soprattutto a stimolare una più attenta disciplina per evitare l’abusivismo dilagante”. C. P.

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