Il commento del direttore
Remo Vangelista
Il ministro del turismo, Piero Gnudi, lancia l'allarme: l'Italia perde troppo share. “Il turismo mondiale è in crescita, ma la nostra quota scende” afferma Gnudi, preoccupato soprattutto per il terreno che l'Italia sta perdendo rispetto ai principali competitor europei.
“Nel '95 avevamo un introito del turismo superiore a quello di Francia e Spagna – ricorda il ministro -, oggi siamo scesi in terza posizione”. Il sistema turistico italiano soffre dunque di un progressivo logoramento della propria competitività.
Ma quali sono le soluzioni per salvare il settore? Gnudi prova ad individuare le principali criticità da risolvere e traccia alcune linee guida da seguire per il rilancio del comparto. Primo problema da risolvere è l'eccessivo localismo: “I flussi turistici che dobbiamo intercettare – spiega il ministro – arrivano da molto lontano ed è impensabile continuare a promuovere all'estero le singole Regioni”.
Necessaria, quindi, una visione globale e sinergica della promozione del Paese all'estero, attraverso il marchio Italia. Altro tasto dolente sono i gravi deficit infrastrutturali e l'insufficiente rapporto qualità-prezzo proposto dalle nostre strutture: “Le nostre imprese turistiche sono troppo piccole – riflette il ministro – e spesso il personale non è sufficientemente qualificato”. Per migliorare i servizi offerti dagli operatori, il ministro sta promuovendo, in collaborazione con l'Isnart, l'istituzione di un marchio di qualità, “una specie di rating – spiega - che premia le strutture che vantano precisi requisiti”.
Altro importante tassello, è la promozione diffusa su tutto il territorio. “Dobbiamo far scoprire i nostri gioielli nascosti”, sottolinea il ministro. La posta in gioco è alta: “Nei prossimi 10 anni – afferma il ministro – i flussi turistici raddoppieranno: dobbiamo giocare bene le nostre carte”.