Il commento del direttore
Remo Vangelista
Arriva il ciclone Oscar Farinetti nel mondo del turismo. Atteso da alcuni e snobbato da molti altri. In ogni caso se il fondatore di Eataly si impegnerà in prima persona (come sembra) ci sarà da divertirsi. E tanto.
L’imprenditore di Alba si è messo in testa di sfondare sul mercato dell’incoming e, da qualche tempo, si è messo in moto per fare capire agli scettici che non sarà uno solo di passaggio. Per fare questo ha creato una società ad hoc in compagnia di Alberto Peroglio Longhin (nella foto a destra insieme a Oscar Farinetti) e di altri soci minori. Dopo qualche mese di rallentamento, dovuto alle aperture dei nuovi centri Eataly per il mondo e alla stesura del libro ‘Storie di coraggio’ edito dalla Mondadori. Un libro nato in giro per l’Italia con a fianco sul sedile le immancabili guide turistiche.
“Guardi che adesso serve coraggio, tanto coraggio. Arriviamo da stagioni di cinismo e abbiamo bisogno di un sussulto di orgoglio”, sostiene Farinetti.
Cosa e chi è riuscito a convincerla ad entrare nel turismo?
Mi affascina molto il mix di bellezze attorno le quali si muove il mondo del turismo. Queste bellezze sono il vero motivo per cui le persone scelgono di fare un viaggio in un determinato luogo: il nostro paesaggio, la nostra arte e il nostro patrimonio agroalimentare. Mi piace che il turismo possa essere fatto in modo intelligente da persone che desiderano visitare e scoprire il mondo anche attraverso il cibo.
Scettici e dubbiosi tra gli osservatori, ma lei tira dritto. Perché vuole entrare nel mondo incoming?
Veramente ci sono già entrato con Eataly New York, per esempio. Lo sa che svolge un’importante attività in questo senso. La mia idea è usare l’autorevolezza di cui gode Eataly per proporre a turisti intelligenti di visitare i luoghi dove nascono i prodotti tipici, sui quali si fonda la nostra cultura alimentare, e portarli così a conoscere e apprezzare l’Italia.
Quale strumento (societario) intende utilizzare per entrare nel turismo?
Vari mezzi, non solo uno. Con Eatineari di cui Eataly è socia (www.eatinerari.it) lo faremo sia attraverso il sito b2b di incoming (www.italyiseataly.it), sia attraverso la commercializzazione della nostra offerta con partner locali, dove abbiamo i negozi Eataly all’estero. Tutto senza dimenticare l’originale formula delle scatole, che ha dato origine a un’ampia programmazione di proposte di viaggio per guardare l’Italia scoprendo le eccellenze enogastronomiche.
La formula delle scatole?
Regalare una scatola è diverso che regalare un viaggio: c’è una componente tattile, la prendo in mano, la apro, la scopro..., e con le scatole EATinerari c’è la possibilità di calibrare l’esperienza secondo i propri gusti, anche dopo l’acquisto. È una formula che potremmo usare anche per l’incoming. Inoltre ci occupiamo di accoglienza, e quindi anche di turismo, attraverso due strutture fantastiche: il Castello di Santa Vittoria d’Alba, nel Roero, e la Villa Contessa Rosa, un edificio ottocentesco che oggi ospita anche la sede del ristorante stellato ‘Guido’, nelle Langhe.
Si rivolgerà al turismo organizzato o solo al consumatore finale?
Ad entrambi ci mancherebbe. Amo sempre rivolgermi ad un target quanto più ampio possibile e non ci saranno problemi a farlo anche lavorando nel mondo dell’incoming.
Nel mercato incoming esistono migliaia di piccole aziende e nessun grande venditore. Perché dovrebbe farcela Eataly?
Noi non abbiamo grandi ambizioni in termini numerici. Tuttavia ho una certa idea di come potrebbe funzionare.
Un’idea di che tipo?
Ci dedichiamo a un ambito in cui ci sentiamo forti, quello dell’agroalimentare, e lì sfruttiamo la nostra esperienza e la nostra competenza. Ci caratterizza e siamo credibili. Inoltre, per il futuro abbiamo un progetto: censire i 1.000 paesaggi più belli d’Italia e di questi paesaggi raccontare la rete di produzioni vicine e i luoghi in cui nasce il cibo. In questo modo leghiamo il concetto di ‘bel paesaggio’ con il concetto di ‘cibo buono’. I nostri paesaggi più affascinanti meritano di essere scoperti e frequentati da un turismo intelligente, in grado di capire, rispettare e conservare.
Intende creare punti vendita del prodotto turistico sui mercati esteri?
Sì. A New York abbiamo già un corner molto potente e pensiamo di organizzarne altri, anche nei prossimi Eataly che apriremo nel mondo, di cui i primi saranno Istanbul, Dubai e Chicago.
L'intervista a Oscar Farinetti è anche sul numero di TTG in distribuzione e online
Twitter @removangelista