Hotel e sicurezza: una certificazione anti terrorismo per gli alberghi

È solo una proposta, ma secondo i primi sondaggi potrebbe accogliere i favori del 75 per cento degli albergatori europei. E, soprattutto, sarebbe una risposta concreta a uno dei temi più sentiti del momento: quello della sicurezza dei turisti.

Come racconta hosteltur.com, il presidente Europa del portale di viaggi Travelzoo, Richard Singer, durante l’Itb di Berlino ha lanciato un’idea per tutto il comparto alberghiero del Vecchio Continente: una certificazione antiterrorismo.

Si tratterebbe, come racconta il portale di informazione spagnolo, di un vero e proprio certificato di sicurezza per alberghi e destinazioni turistiche.

Il ‘bollino di qualità’ attesterebbe che la struttura ha superato test specifici contro i rischi terroristici, dimostrando di avere un personale in grado di rilevare le minacce e di avere adottato protocolli efficaci di emergenza da attuare in caso di attacco.

Travelzoo avrebbe affermato che ben tre alberghi su quattro, in Europa, sarebbero favorevoli a una iniziativa di questo genere. Obiettivo, riconquistare la fiducia dei consumatori ma anche stabilire degli standard di sicurezza.

“Gli alberghi in possesso di questi certificati - ha affermato Singer - vinceranno nel contesto attuale, in cui il terrorismo è percepito come il più grande rischio”.

Gli effetti sulle prenotazioni
I dati presentati, del resto, parlano chiaro: in Giappone il 16% cento dei consumatori avrebbe smesso di viaggiare proprio per timori legati alla sicurezza. Sui mercati europei questa percentuale scende, ma resta comunque importante: si parla infatti del 6% per Germania e Francia e del 4% per il Regno Unito. Negli Stati Uniti i ‘rinunciatari’ sarebbero il 4% e in Russia il 5%.

Ma gli effetti non si limiterebbero a questo: le scelte dei viaggiatori, infatti, si sarebbero orientate in massa verso le destinazioni ritenute più sicure, come la Spagna, indicata tra le cinque mete più sicure dal sondaggio di Travelzoo.

La soluzione avanzata da Singer, dunque, potrebbe aiutare a rimettere sulla mappa le mete che, negli ultimi tempi, hanno subito maggiormente gli effetti dei casi di cronaca.

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