Amici per la pelle

L'altro giorno mi sono trovata in un luogo incantato, il grande sito archeologico di Bagan definito da Tiziano Terzani un luogo “che ti rende fiero di appartenere alla razza umana.  

Ho visitato i templi principali, quelli più frequentati dai turisti, ma anche decine e decine di stupa, zedi e pagode minori - sono duemila e duecento in tutto - sparsi in ogni dove fra campi coltivati e lungo strade polverose.

Nel pomeriggio mi sono seduta, insieme alla mia guida Myint Soe, sul lungofiume per ammirare il tramonto e lui, che tanto mi aveva raccontato della storia millenaria di Bagan e dei suoi magnifici templi, mi ha parlato del fiume Ayeyarwady.

Raccontandomi una brutta storia di avidità che sta mettendo a rischio una bellissima storia di amicizia tra il delfino e l'uomo.

L'Ayeyarwady, mi ha spiegato Myint Soe, nasce in Cina e scorre per quasi tutta la sua lunghezza attraverso il Myanmar toccando, lungo il suo percorso di oltre due mila chilometri, sia Bagan che l'altra antica capitale, Mandalay. E proprio nelle acque vicine a Bagan vivono i delfini dell'Ayeyarwady, gli unici al mondo ad avere stabilito con l'uomo una collaborazione basata sul lavoro.

Prima di iniziare la pesca i pescatori sbattono le reti contro lo scafo delle loro piccole barche. Il suono richiama i delfini i quali, spontaneamente e con una precisione svizzera, formano un largo cerchio - proprio come fanno i cani pastore con le greggi - intorno ai branchi di pesci che popolano il grande fiume. Ai pescatore non resta che calare le reti e tirarle su traboccanti, e c'è una ricompensa anche per i delfini che consumano allegramente le tante prelibatezze che ricadono in acqua.

Ma ora sono arrivati i guastafeste: i pescatori di frodo muniti di bacchette con la corrente elettrica. Bastano pochi secondi per fulminare migliaia di pesci, e a queste bande criminali non resta che raccogliere i corpicini che galleggiano sulla superficie. Purtroppo le scosse colpiscono anche i delfini i quali, traumatizzati e impauriti, stanno gradualmente abbandonando il loro habitat naturale, lasciando sconcertati i pescatori locali per la perdita di questi amici così affabili e generosi.

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