La casa di George

Mi trovavo a Katha, un piccolo centro del Myanmar settentrionale non lontano dalla frontiera con la Cina, dove lo scrittore inglese George Orwell ha ambientato il suo primo romanzo, Giorni in Birmania. Una storia di colonialismo, tradimenti, amori e razzismo che prende origine dalle esperienze personali di Orwell durante i cinque anni in cui era ufficiale della polizia di Sua Maestà a Katha.

Scesa dalla nave da crociera Anawratha, sulla quale ero in navigazione sul grande fiume Irrawaddy, speravo di trovare nella piccola città qualche traccia di quel periodo di colonialismo descritto da Orwell. Sul lungofiume ad attendere i passeggeri c'era una fila di risciò e siamo partiti, sotto colorati ombrelloni da spiaggia, alla scoperta dell'ex presidio britannico. Abbiamo visto la vecchia linea ferroviaria costruita dagli inglesi che attraversava la giungla fino a Mandalay e ci siamo fermati davanti a un edificio basso con il tetto di stagno che era il British Club, il punto di ritrovo degli ufficiali e delle loro famiglie. Qui abbiamo trovato una ventina di bambini che studiavano l'inglese e nella bella casa che fu la residenza del commissario di Sua Maestà abbiamo visitato un piccolo museo con fotografie e artefatti degli anni coloniali.

Ma quello che mi ha emozionato di più è stata una casa fatiscente sulla polverosa strada principale, quella dove Orwell ha scritto il suo romanzo. A suo tempo una bella casa di tek a due piani con caminetti, oggi è abbandonata tranne per un paio di stanze adibite a uffici per la polizia locale, mentre nel giardino abbiamo trovato vecchie jeep arrugginite e cumuli di mobili. E non lontano, nel vivace e colorato mercato mattutino "pampaleoni appesi simili a lune verdi, fasce di pesce secco, anatre essiccate spaccate in due, e polli in gabbie di bambù," proprio come li aveva descritti Orwell nel suo romanzo.

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