Du gust is megl che uan

Ci sono pubblicità che hanno fatto la storia della tv, con slogan, filmati e musiche talmente azzeccati che vivono ancora nella nostra testa magari da decenni.

Chi non ricorda la campagna pubblicitaria degli orologi Swatch e la colonna sonora di Midge Ure con la fantastica "Breathe"? E l'ometto dell'olio cuore che salta la staccionata? Brrrrrr....Brancamenta? Morositas...Morbida la vita? Rocco e la patatina che tira?

E infine chi non ricorda "Du gust is megl che uan"?

Ogni tanto, a distanza di oltre un decennio dal mitico spot, amo rispolverare il saggio consiglio del Maxibon mentre chiacchiero con qualche amico e intendo indicare qualcosa di palesemente migliore. Qualche giorno fa me lo sono lasciato scappare anche con una coppia di clienti che mi hanno fatto una domanda all'apparenza banale: "Che differenza c'è tra comprare un viaggio in mar Rosso a 450, 600 oppure 750 euro?".

Senza riflettere troppo ho risposto: "Signori cari, du gust is megl che uan!", mordendomi la lingua un secondo dopo, temendo che non avessero capito l'aneddoto.

Invece la signora si è illuminata, esclamando al marito: "Vedi, avevo ragione io che c'è differenza". E facendomi così un assist per poter spiegare le dinamiche che differenziano il cliente che acquista esclusivamente l'offerta da quello che, al contrario, desidera scegliere per bene la propria vacanza.

Se per una fascia di persone non c'è purtroppo spiegazione che tenga, pare ci sia ancora una buona percentuale di clienti "educabili",  investendo qualche minuto in più a spiegare che anche nel mondo dei viaggi "du gust is megl che uan".

Alzi la mano chi non è d'accordo con me se affermo che, seguendo la logica della settimana in Mar Rosso, spesso cento euro facciano la differenza tra una vacanza mediocre e una buona vacanza. Per questo, qualora il cliente non fosse esattamente una testa di legno, potrebbe accondiscendere ad aprire il portafogli quel poco di più che possa garantirgli un soggiorno più soddisfaciente.

Ritengo sia fondamentale capire se il nostro interlocutore faccia parte della categoria dei "clienti educabili" attraverso alcune precise domande; se il responso fosse positivo potrebbe non essere difficile farlo uscire dallo schema mentale che è più furbo sempre e solo chi spende meno.

Il primo passo deve farlo come sempre l'agente di viaggi, in quella evoluzione personale e professionale di cui non mi stancherò mai di parlare.
Molti dicono che internet sia il principale antagonista delle agenzie e per certi versi è vero, però le pagine web non hanno occhi, mani, lingua e cuore per argomentare e convincere; l'unica arma a disposizione è il prezzo con il quale i vari www si dividono una fetta di clienti che, almeno per i pacchetti turistici, non è così cospicua come vorrebbero farci credere.

A proposito di www e di clienti smanettoni... Non ho dimenticato la mitica pubblicità "Vacanza fai da te? No Alpitour? Ahi ahi ahi". Venerdì prossimo vorrei riproporla in chiave moderna, con alcune sventure capitate a chi avrebbe voluto insegnarci il lavoro e invece per qualche ragione non c'è riuscito.

Aspetto qualche chicca anche da parte vostra... Non fate i timidi!

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