C'era una volta... la Olta

Più ascolto i problemi delle agenzie di viaggi e più mi convinco di avere a che fare con un disco rotto: "La gente prenota su internet... Passano in agenzia, chiedono informazioni e poi le usano per prenotare autonomamente".

Sicuramente sono aumentati coloro che si prenotano un volo e cercano autonomamente un contatto a destinazione per soggiornare, ma sui pacchetti turistici permettetemi di dissentire e spiegarvi perchè.

È ovvio che le Olta debbano proporsi a un prezzo più basso delle agenzie, altrimenti non avrebbero argomenti di vendita per esistere e resistere. È però evidente che in un periodo di contrazione dei consumi, sacrificare redditività stia creando loro una certa sofferenza.

E dunque (paradosso dei paradossi) oggi sono proprio le Olta a cercare di affiliare le agenzie: i nostri peggiori nemici (o presunti tali), in un improvviso impeto di bontà, chiedono l'amicizia delle adv. Per quale ragione?

Secondo me hanno urgente necessità di recuperare fatturato e aumentare il proprio utile attraverso costi di affiliazione e fee. Per carità, nulla di nuovo: si tratta di un modello di businnes molto in voga e conosciutissimo, soprattutto da chi fa parte di uno dei tanti network sul mercato; tuttavia questo slancio d'affetto delle Olta richiama ancora una volta l'attenzione su un sistema di lavoro che non funziona più.

La verità la sappiamo tutti: la battaglia del prezzo, oltre a essere fortemente diseducativa, non crea fidelizzazione. Il Cliente bello, quello che io amo scrivere ancora con l'iniziale maiuscola, è un patrimonio che agenzie e tour operator devono preservare attraverso la qualità del proprio lavoro.
In questo modo tra qualche anno i t.o. potranno ricordare con un sospiro di sollievo le difficoltà della crisi economica e i titolari delle agenzie di viaggi racconteranno ai propri figli che "c'era una volta... la Olta".

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