La strana storia di Marco, agente di viaggi improvvisato

Conobbi Marco alla fine del 2009 quando, proveniente da una professione completamente differente, approfittò delle facili licenze del nostro settore per aprire un'agenzia di viaggi.

Ricordo bene una delle nostre prime chiacchierate, in cui gli dissi che aprire in società sarebbe stato uno sbaglio e che, in ogni caso, sarebbe stato altamente sconsigliabile spartire le quote in parti uguali. Purtroppo non mi ascoltò.

La buona posizione garantì da subito un buon numero di ingressi, ma i clienti non concretizzavano. "La gente prenota su internet" e dopo poche settimane "non entra più nessuno" diventarono i motti di un ragazzo simpatico che stava improvvisamente perdendo il sorriso.

Invitai più volte a Marco a trovare nuove forme di acquisizione dei clienti, ma vanamente.

Successe così che i rapporti tra soci iniziarono a logorarsi e la mancanza di una quota di maggioranza non lasciò presagire nulla di buono finché Marco conobbe Tiziana, esperta banconista di un'agenzia che aveva da poco chiuso i battenti. Vedendo in lei una speranza decise di farsi coraggio liquidando il socio (che non si fece pregare) e assumendo questa ragazza, che in punta di piedi cominciò a mostrare a Marco la differenza tra l'improvvisazione e la professionalità, tramutanto la sfortunata agenzia in un punto vendita sempre più affollato e rinomato.

Oggi Marco è felice e si fida di Tiziana, tanto che è qui ad Alonissos assieme a me, a godere di un timido sole greco di inizio estate, ripensando agli errori, alle difficoltà, alla rinascita e alle soddisfazioni.

Lui è la dimostrazione che non si risolve nulla dando la colpa al colore delle pareti, a internet, ai clienti, ai tour operator, alla crisi o al meteo. Con questo non voglio certo dire che la soluzione sia una Tiziana per ogni agenzia di viaggi in difficoltà, perché sarebbe fantascienza.

Si può migliorare, ma per farlo bisogna determinare i motivi degli insuccessi con senso logico, attraverso approfondite analisi. Quando Marco ricorda il suo esordio di agente di viaggi e imprenditore, con il suo accento milanese scanzonato non usa mezzi termini: "Sono stato proprio un pirla".

Caro Marco, hai proprio ragione!

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