A che cosa (e a chi) servono le convention con le agenzie di viaggi

Autunno, tempo di convention. Anche quest’anno, le hanno organizzate tutti: tour operator, network di agenzie, croceristi. E tutti hanno invitato gli agenti di viaggi, che sono stati blanditi, accolti, coccolati, e infine sistemati in platea. Ad ascoltare altri che parlano.

La convention è diventata un rituale di bassa stagione: la clientela scarseggia, sia in agenzia che a destinazione, quindi si sceglie un bel posto, ci si va in massa e si trascorrono lì due o tre giorni. Il programma è più o meno lo stesso: riunione plenaria, tempo libero, gruppi di lavoro, escursione a terra, serata di gala. I messaggi, semplificando al massimo, sono sempre e soltanto due: “scegliete noi, che siam meglio degli altri” e “noi lavoriamo soltanto con le agenzie”. Alla fine, a che cosa (e a chi) servono veramente questi raduni?

Servono al management della società che organizza la convention. Un po’ per parlare sul palco di un teatro, con un bel microfono e tanti sguardi attenti in platea, che fanno adrenalina. Un po’ per celebrarsi, perché i numeri si aggiustano e vengono meglio quelli con un “più” davanti, che di quelli col “meno” hanno già parlato l’anno scorso. Un po’ per difendere l’orticello, perché “la mia divisione va bene e quest’anno è in positivo”, lasciando intendere che quell’altra invece va male e qualche collega ha toppato.

Servono a formatori e testimonial, che vengono regolarmente invitati a illustrare essenzialmente due concetti: che per fare bene il mestiere di agenti di viaggi bisogna essere professionali (e preferibilmente vendere il prodotto di chi ci ospita); che altri settori (la telefonia, i social media, la grande distribuzione) sono avanti di 10 anni rispetto al turismo, e noi abbiamo solo da imparare.

Servono ai partner /sponsor, che son quelli che pagano e quindi han diritto ai loro dieci minuti di visibilità. Siccome di convention ce ne son troppe e son tutte concentrate nello stesso periodo, a rappresentare lo sponsor è spesso spedito un commerciale, che invariabilmente ripete il mantra dell’evento (“scegliete noi, che siam meglio degli altri” e “noi lavoriamo soltanto con le agenzie”) e magari non ricorda neanche se a invitarlo è stato un network o un tour operator.

Servono agli agenti di viaggi? Il dubbio si pone, perché la metà delle cose dette in convention le abbiamo già sentite, l’altra metà potevamo leggerla sulla stampa di settore o tramite una semplice comunicazione commerciale. In più, il contradditorio con la platea, salvo meritevoli eccezioni, non è granché alimentato “perché poi si alza quel solito rompi... di Brenzate di Bollengo che ce la mena con la penale di tre anni fa!”. Fosse primavera o estate, magari quei giorni sottratti al banco servirebbero a conoscere una destinazione, ma a Sharm ci hanno già trascinato svariate volte e l’emozione del bagno in piscina coperta l’abbiamo già provata.

Certo, da agente puoi provare l’emozione di stringere la mano e ricevere uno sguardo fugace dal ceo (il megadirettore galattico di fantozziana memoria), quello che tu immagini seduto sulla poltrona di pelle umana e di cui leggi le (rare) interviste sul Sole 24Ore. Che ti guarda, e non te lo dice, ma tanto sai che lo pensa: “scegliete noi, che siam meglio degli altri” e “noi lavoriamo soltanto con le agenzie”.

Ti è piaciuta questa notizia?
Condividi questo articolo
Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana
Più lette
Oggi
Settimana