Italia, ultima chiamataIl mercato non aspetta

Ultima chiamata per l'incoming. E, soprattutto, per i tour operator. L'andamento altalenante delle vendite in Italia negli ultimi anni ha messo in chiaro una cosa: il turismo non può vivere di solo outgoing.

Ma l'incoming è un 'gioco da grandi'. Sbarcare in forze sui mercati esteri vuol dire competere con colossi come Kuoni o Tui: ovvero giganti del tour operating con disponibilità economica, peso sul mercato e capacità di programmazione negli investimenti da non sottovalutare.

È di ieri la notizia che il Fondo Strategico Italiano starebbe tirando le fila per mettere d'accordo tour operator e player di rilievo del settore ricettivo e creare un soggetto in grado di non sfigurare sullo scenario internazionale.

Ogni mercato ha le sue peculiarità: per l'Italia, una delle caratteristiche principali è la parcellizzazione. Tante società medio/piccole affollano lo scenario, e non necessariamente per colpa delle stesse aziende: a volte, sono le stesse abitudini d'acquisto che lo richiedono.

Il modello, sulla Penisola, può anche funzionare. Ma per giocare la partita internazionale, la squadra deve avere uno schema diverso. E, innazitutto, un respiro più ampio.

Diversi i nomi dei papabili alla creazione del 'superplayer' che sono circolati nei giorni scorsi: Tivigest e Bluserena sul fronte delle proprietà dei villaggi e Uvet, Alpitour, I Grandi Viaggi e Hotelplan su quello del tour operating e della distribuzione. Alcune sono aziende non nuove a legami con grandi gruppi internazionali, altre hanno già messo piede su alcuni Paesi esteri, altre ancora hanno la dimensione giusta per poter convincere i mercati d'Oltreconfine.

Al di là dei nomi che potrebbero essere della partita, è chiaro che l'incoming italiano non può più aspettare: se l'intenzione è quella di creare un team competitivo sui campi esteri, bisogna farlo il più presto possibile.

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