Serra, Quality Group:"Siamo t.o. artigiani"

"Eravamo un gruppo di t.o. artigiani e abbiamo creato il Quality Group per rimanere tali".

Questa storia inizia nel 1993 e a raccontarla è Michele Serra, presidente del consorzio che lui ha contribuito a fondare.

Il Quality è un caso unico nel suo genere: una realtà affermata che raggruppa otto operatori tailor made, ciascuno con il proprio brand e la propria identità, sotto una sovrastruttura manageriale e finanziaria cui vengono demandati gli aspetti meno sartoriali del mestiere: politica commerciale, marketing e informatica.

La nascita
Come tutte le storie, anche questa nasce da un momento di crisi: "Era un periodo nel quale la finanza iniziava a entrare nel turismo, c'erano le grandi acquisizioni e questo ci spaventava - racconta il manager -. Perciò abbiamo cercato un sistema che ci permettesse di combinare i mezzi delle grandi aziende con l'artigianalità tipica delle piccole imprese italiane".  

L'anno della svolta è il 1999, quando Michele Serra incontra Renato Bomben, patron del Diamante che "senza saperlo, stava facendo il mio stesso ragionamento". Tre mesi dopo nasceva il Quality Group, inizialmente solo come accordo commerciale: i primi tempi sono stati "affascinanti, avventurosi, ma anche difficili perché abbiamo dovuto imparare a camminare con altri imprenditori, cambiando un po' la nostra mentalità".

L'evoluzione
Nel 2001 arriva la prima sede in corso Venezia a Torino e due anni dopo, nel 2003, la trasformazione ufficiale in consorzio: la macchina inizia a ingranare. Nel 2011 Patagonia World, guidata da Marco Olivero, decide di uscire dal consorzio e al suo posto arrivano Latitud Patagonia, Exotic Tour e Discover Australia. A quel punto, ricorda Serra, "serviva un cambiamento totale, quindi nel 2014 abbiamo fatto entrare nel consorzio tutte le società".

Oggi e domani
Oggi il Quality conta otto soci (Mistral, Il Diamante, America World, Latitud Patagonia, Europa World, Discover Australia, Brasil World, Exotic Tour), sotto la direzione commerciale di Marco Peci, "che insieme a me e Bomben ha contribuito a fondare il consorzio". Ai singoli t.o. è affidata la programmazione e la gestione economica oltre che del personale, mentre il Quality si occupa degli aspetti commerciali, informatici e di marketing. "Tutte le spese comuni vengono suddivise in base all'apporto di fatturato di ciascuno: chi più guadagna più paga, così diminuisce il rischio d'impresa". Idem per le decisioni: per essere approvate devono avere il sostegno di almeno cinque soci e rappresentare più del 50 per cento del fatturato totale.

La strategia messa in campo dal consorzio oggi sta vivendo una fase di "innovazione come mai in passato: stiamo riumanizzando noi stessi. Abbiamo preso consapevolezza di quel che siamo sempre stati: t.o. artigiani dalla mentalità operativa, legati a certi valori più che alle politiche di marketing". E aggiunge: "Poi siamo torinesi, imbevuti di politica understatement. Il nostro motto è quello di Ferrero, che diceva: figlioli non diamo nell'occhio".

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