Burgio: la sopravvivenzadel modello tour operator

“I tour operator sopravviveranno?”. A domandarselo, questa volta, non è il solito ‘profeta di sventura’ che prevede la fine del turismo intermediato o celebra con troppo anticipo il funerale dei modelli di business del turismo. È nientemeno che Gabriele Burgio (nella foto), presidente e amministratore delegato di Alpitour. Ovvero, di una società che proprio con il tour operating genera una considerevole percentuale del proprio fatturato.

La questione viene posta all’interno di un articolo pubblicato da corriere.it. E, si noti bene, alla domanda non viene data nessuna risposta. Forse perché, in fondo, ora come ora non esiste.

Ma non per questo il dilemma è meno importante. Perché è innegabile (e, considerate le ultime mosse, Burgio sembra tenerlo sempre a mente) che il modo di fare tour operating negli ultimi anni sia cambiato decisamente.

Un turismo che cambia
Il binomio formato da charter e vuoto/pieno, che negli anni ruggenti del turismo di massa ha sorretto il fatturato di tante solide aziende nel settore, ora mostra segni di cedimento. Sono arrivate le low cost, è arrivato il web, si sono moltiplicati i competitor. Tanti fattori hanno cambiato lo scenario: e se le agenzie di viaggi sono state forse le prime a sentire il peso delle novità, ora anche il tour operating deve fare i conti con le varie new wave del turismo.

Come ricorda anche l’articolo pubblicato dal portale del quotidiano, ora come ora i big europei reggono (un caso su tutti, quello di Tui). Ma bisogna restare al passo con i tempi.

Alla prova dei margini
Il turismo, non è una novità, è un business a basso margine: il che significa che richiede di smuovere grandi somme. E, per questo, è finanziariamente stressante. Anche perché bisogna prendere il coraggio a quattro mani e investire in anticipo su biglietti aerei e camere d’albergo che poi, in qualche modo, dovranno essere venduti al cliente finale. Con una serie di incognite che da qualche anno a questa parte sono il vero tallone d’Achille del turismo.

Sul fronte opposto, ci sono le Online travel agency: aziende nate con una concezione differente, che hanno cambiato il modo di prenotare le vacanze. E che investono in pubblicità online cifre da capogiro.

L’unica risposta possibile, sembra far capire Alpitour, è l’investimento in tecnologia e la capacità di restare al passo con i tempi. Il corriere.it parla esplicitamente di 40 informatici assunti da Alpitour in meno di 5 anni. Per affrontare il web sul suo stesso terreno.

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