Il low cost di Alitalia

Alitalia è in cerca di soluzioni per risollevare i conti. E sembrerebbe aver trovato una possibile via d’uscita nel varo di un modello low cost. L’operazione, secondo quanto riporta Repubblica, avrebbe il suo fulcro nel brand Cityliner, che andrebbe a offrire un servizio in linea con il business offerto dai grandi competitor europei del calibro di easyJet e Ryanair.

I dettagli del piano
Due le ipotesi che potrebbero essere messe in campo. La prima, secondo quanto riporta Il Sole 24Ore, sarebbe più ‘spinto’ per il corto e medio raggio e prevede meno personale a terra, snack a bordo solo a pagamento e l’abolizione o la riduzione delle sale Freccialata. E per l’intercontinentale potrebbe essere applicato allo stesso modo un modello di ispirazione low cost.

Una soluzione che sarà discussa a partire da domani, giornata in cui è previsto un primo cda per analizzare nel concreto le varie possibilità di uscita dalla morsa dei conti. L’obiettivo più volte ripetuto come un mantra dai vertici aziendali di Alitalia del ritorno a breakeven entro il 2017 sembra infatti ormai sfumato.

Le stime che riporta Il Sole 24 Ore stamani parlano di 400 milioni di perdite per l’anno in corso e di addirittura 500 milioni per il2017, con il ritorno al nero posticipato di almeno un quadriennio.

Sulla scia dei big europei
Ecco allora che il low cost potrebbe rappresentare la svolta per rimettere in sesto le finanze. E una delle prime mosse potrebbe riguardare interventi pesanti sulla forza lavoro, rivedendo i contratti in scadenza e la limitazione dei passaggi di carriera.

Del resto, anche Oltralpe, Air France-Klm ha alzato il velo su Boost, il progetto che, nonostante non lo si voglia chiamare low cost, di fatto si avvicina molto al modello. Ma prima dei franco-olandesi, già  Lufthansa, alcuni anni fa aveva dato il via all’operazione Eurowings: operazione che tra l’altro sta portando a casa i risultati previsti.

Alitalia, almeno nella sua gestione precedente, aveva già tentato un’operazione a basso costo con lo smart carrier Air One. Anche in questo caso era stata quasi bandita le definizione low cost, ma l’ambito di azione e la differente tipologia di servizio rispetto alla sorella maggiore Alitalia lo inquadravano di fatto in quel segmento di mercato. Ora bisognerà vedere che cosa decideranno i vertici della compagnia posseduta al 49% da Etihad. E quello di domani non sarà che il primo di una lunga serie di incontri che porteranno a un ennesimo cambio di veste del vettore italiano.

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