Il messaggio del Presidente

Alla prima esperienza lavorativa, quando di anni ne aveva solo sedici, gli toccò il compito di servire Oscar Luigi Scalfaro, allora capogruppo DC, destinato a diventare il nono Presidente della nostra Repubblica.

“Durante una cena di circa duecento persone dovevo occuparmi del suo tavolo. Ad un certo punto avevo un vassoio molto pesante con del pesce e ho rischiato di rovesciarlo sui suoi pantaloni. Mi sono spaventato moltissimo. Mi chiese poi se potevo portargli la maionese, ma non lo disse guardandomi in faccia e io non potei comprenderlo. Gli dissi che ero sordo e lui mi ripeté ‘maionese’ molto lentamente…”.

È iniziata così la lunga carriera nel mondo dell’hôtellerie che ha portato Roberto Wirth ad essere, oggi, sull’intero pianeta, il primo e unico manager non udente alla guida di un hotel di lusso, l’Hassler di Roma.
A cinquant’anni dal suo debutto nel mondo dell’accoglienza turistica, con un bagaglio di tre lauree e varie lingue parlate in modo fluente, inclusa ovviamente quella dei segni, Wirth regala a tutti gli aspiranti operatori del settore un libro con il racconto della sua esperienza e un accorato appello a non arrendersi di fronte alla disabilità, neppure davanti agli eventuali freni posti dalla famiglia.

“Quando ero ragazzo – spiega - dissi a mio padre che volevo fare l’albergatore. Lui non voleva perché per farlo avrei dovuto gestire delle persone e quindi comunicare con loro. Ma ho tenuto duro, dimostrandogli, anche attraverso molte sofferenze, che aveva torto, e che i sordi possono fare tutto, tranne sentire”.
A ulteriore consolazione di quanti oggi inseguono il suo stesso sogno, Wirth ricorda per di più che “ora le cose sono diverse, e grazie all’enorme passo della tecnologia le persone sorde possono comunicare attraverso nuovi strumenti. È, insomma, più facile accedere al mondo del lavoro. Compreso quello alberghiero”.

Chissà se questo potrà essere sufficiente a rasserenare chi, come a suo tempo fece papà Oscar, teme che la disabilità dei propri figli o dei propri dipendenti costituisca un ostacolo insuperabile. “Mio padre è stato il mio mito ma anche la mia disperazione”, ricorda il direttore dell’Hassler, che tutti i giorni, incrociando lo sguardo dell’austero genitore “dall’alto del ritratto appeso e ben illuminato nella parete grande della reception” rivendica con la propria esperienza l’universale diritto di plasmare in modo libero e autonomo il proprio percorso professionale.

“Il mio motto è never give up” ricorda in primis ai ragazzi della CABSS*, cui sono devoluti i diritti d’autore del libro, aggiungendo che “bisogna sempre dimostrare di essere in grado di camminare con le proprie gambe. A dispetto di tutto. E di tutti”.

Twitter @paolaviron

*CABSS Onlus è il Centro di Assistenza per Bambini Sordi e Sordociechi

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