Turisti, go home

Amsterdam, Barcellona, Koh Khai, Bhutan, Cinque Terre, Santorini, Giappone, New York. Luoghi distantissimi sulla mappa planetaria eppure – secondo gli osservatori - contagiati da uno stesso virus, quello dell’idiosincrasia nei confronti del turismo: ne hanno troppo e troppo invadente.

Capitanata dalla sindaca attivista Ada Colau, la città catalana ha più volte giurato di non voler diventare un enorme negozio di souvenir, “come Venezia”, avrebbe peraltro aggiunto giusto per conferire una gratuita nota di eleganza alla polemica. I conterranei plaudono all’arduo intento dell’alcalde, al punto che pochi giorni fa Il Messaggero riferiva di numerosi cartelli di rivolta apparsi nelle aree urbane più provate. Slogan del tenore di «Tourists Bastards!» e «Tourist Go Home!»,  invitavano amabilmente gli ospiti a girare i tacchi senza frapporre indugio.

E il fenomeno sembrerebbe dilagare di penisola in penisola. Secondo il Wall Street Journal anche nella nostra “Some italians cry: Basta!”. A lanciare il veemente grido – riporta ancora la testata – sarebbero soprattutto coloro che hanno dimora a Capri, Venezia, Firenze e nelle Cinque Terre.

Non c’è in effetti ormai alcun dubbio che per alcuni angoli d’Italia quello del sovraffollamento turistico sia un tema bollente e non più esauribile in chiacchiere da salotto. Nel nostro Paese per un intervento al Festival della Memoria di Mirandola, lo storico dell’architettura Joseph Rykwert non ha infatti mancato di sollevare la questione. “Flussi che non hanno precedenti”, ha detto, “uno tsunami distruttivo”, “un’assurdità molto pericolosa”.

Esperto di fama mondiale con oltre novant’anni di vita e di trasformazioni socio-urbanistiche alle spalle, Rykwert invita a un maggiore rispetto per i luoghi abitati dall’uomo. Ripudiando in primis ogni folle soluzione spacciata per modernismo di cui, ad esempio, Venezia si trova saltuariamente ad essere bersaglio. “Il primo fu Marinetti – ha spiegato in un’intervista a Il Mattino – che nel 1911 suggeriva di interrare i canali per consentire la circolazione delle auto”. E richiamando piuttosto, a generale monito, la visione di Italo Calvino su un raccapricciante mondo fatto di “città che pesano sulla terra e sugli uomini, stipate di ricchezze e d’ingorghi, stracariche di ornamenti e d’incombenze”. Gonfie, tese e grevi. Schiacciate – aggiunge – dal loro stesso peso.

Twitter @paolaviron

Ti è piaciuta questa notizia?
Condividi questo articolo
Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana
Più lette
Oggi
Settimana