Pizza e abbigliamento low cost al posto dell’adv che chiude

Quando viaggio in Italia e visito una città o un paese, da sempre, cerco con lo sguardo le agenzie di viaggi locali.

L’ho fatto anche questa estate e il quadro è desolante: sempre meno vetrine, sempre meno agenzie. Viaggi e vacanze sono scomparsi dal centro storico, dalle vie commerciali, dai quartieri residenziali di grandi e piccole città, dove hanno rappresentato - per decenni - un punto di riferimento delle comunità locali.

Ho già dedicato una laude in memoria di un’agenzia che ha chiuso, in questo post, e al perché le agenzie escano dal mercato ho dedicato decine di post, in questi due anni di Whatsup. Ribadisco ancora una volta che le agenzie NON spariranno dal mercato italiano, ma non saranno mai più le 11/12.000 del decennio scorso.

Mi limito a due osservazioni. C’è chi sta peggio: ci sono attività commerciali scomparse del tutto (vedasi il noleggio di Vhs e Dvd, incarnato dal drammatico fallimento globale di Blockbuster) oppure fortemente ridimensionate dopo un fuoco di paglia (la vendita delle sigarette elettroniche, ma anche i ‘compro-oro’).

Chi occupa i locali lasciati liberi dalle agenzie? Non esistono dati a riguardo, ma ho l’impressione che due siano le tipologie di esercizi che subentrano: l’abbigliamento low-cost (temporary shop o simili, spesso con prodotti cinesi di modesto valore) e l’alimentare (bar e pizzerie al dettaglio, kebab e fast-food economici).

Ecco un altro motivo di rimpianto: nei centri storici e nelle vie di passaggio delle nostre città, quelle che tutto il mondo c’invidia, non si trovano più viaggi esotici e vacanze che si ricordano per una vita. Ma t-shirt da pochi euro e tranci di pizza mangiati in piedi. Anche questo è un sintomo della crisi del BelPaese.

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