Allora vendiamo l’Italia, vista la situazione in Grecia e Tunisia (e non solo)...

Brutto segno, quando di Tunisia e Grecia si occupano le pagine di cronaca dei giornali e gli inviati speciali dei tg. Pessimo segno, quando quegli articoli e quegli speciali ignorano il fascino millenario dell'antica Ellade e le spiagge senza fine a sud di Tunisi, ma raccontano di default e di fughe di massa.

È quello che sta succedendo in questi giorni, con la Grecia in procinto di uscire dall’euro e la Tunisia colpita a morte dall’attentato a Sousse, 40 giorni dopo l’assalto al Museo del Bardo. Andare a Kos o a Santorini col passaporto, al posto della carta d’identità, e con qualche banconota in più, invece della carta di credito, crea un po’ di fastidio, ma niente di irreparabile.

La Tunisia esce invece dalla mappa delle destinazioni turistiche: “meta che stava perdendo terreno” sottolinea il direttore di questa testata, ma era di soli sei giorni fa l’annuncio di Msc di voler riprendere gli scali a Tunisi, a fine anno. Con la Tunisia ferma, l’Egitto che non decolla, la Turchia con la guerra ai propri confini, il sud del Mediterraneo che tranquillo non è, cosa rimane da vendere, alle agenzie di viaggi?

La Spagna, Baleari e Canarie in primis. I Paesi sulla costa orientale dell’Adriatico. La Corsica. E – soprattutto – l’Italia. Il tanto bistrattato Belpaese, con i migranti e con mafia capitale, con i giovani senza lavoro e coi politici che litigano, è comunque uno dei Paesi più sicuri al mondo. Oltre ad essere attraente e accogliente e solidale.

Un’esortazione: questa estate accogliamo con particolare riguardo i tedeschi e gli inglesi, i belgi e i polacchi che verranno in vacanza da noi, anche per motivi di sicurezza. Non si tratta di fare business sfruttando le disgrazie altrui. Si tratta di dimostrare che i valori della civiltà occidentale, che nel Mare Nostrum si sono fondati, sono più forti di tutte le avversità. Anche, forse soprattutto, in questa amara estate 2015.

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