Tutti parlano di FlixBus, e noi l’abbiamo provata (con luci e ombre)

È l’operatore del momento, in soli tre anni è diventata la rete di autobus a lunga percorrenza più estesa di Europa.

FlixBus, fondata nel 2011 a Monaco di Baviera da tre giovani imprenditori, è sbarcata in Italia solo un anno fa, a giugno si è mangiata il concorrente scozzese Megabus e chiude l’estate italiana con numeri da record: un milione di passeggeri trasportati, solo a Ferragosto 30 volte i clienti del 2015.   

Come funziona? "Da una parte c'è FlixBus, che si occupa della pianificazione delle linee, del marketing e del servizio pre e post vendita. Dall’altra ci sono i partner italiani, che si occupano del servizio operativo con mezzi di nuova generazione" spiegavano all’esordio.

Bene, proviamola: il 17 agosto, da Roma Tiburtina a Milano Lampugnano, autobus 518 in partenza alle 12.35. Prenotazione on line, sotto data, poco prima di Ferragosto. Costo del biglietto: 25,50 euro bagagli inclusi e wi-fi gratuito. Lo stesso giorno, un Frecciarossa o un Italo non costavano meno di 79 euro, e - visto che siamo ad agosto - si possono anche accettare quasi 8 ore di viaggio, rispetto alle 3 e mezzo dell’alta velocità, per risparmiare più di 50 euro.

Mi presento alla stazione degli autobus di Roma Tiburtina col debito anticipo, di FlixBus non c’è traccia, mi dicono di andare allo 'stallo 18' e lì trovo una ventina di persone in attesa. La metà sono stranieri, un paio mi chiedono se è giusto star lì, io spero di sì e vedo arrivare il tipico pullman verde con le frecce arancio, proveniente da Napoli.

Pare che all’autista abbiano rubato lo smartphone, quindi i passeggeri in partenza assistono a un colloquio abbastanza concitato tra un’addetta FlixBus (unico elemento di riconoscimento, un cordino arancio e verde al collo) e la centrale operativa, per spiegare che il check-in si farà sul biglietto cartaceo e non sul codice caricato sul telefonino. Gli stranieri non capiscono nulla, ma siamo in Italia, chi ha il cartaceo bene, chi ha il telefonino bene lo stesso. Si parte, con 20 minuti di ritardo, che verranno ampiamente recuperati all’arrivo a Milano.

Il pullman è nuovo e ben tenuto. Il 'pitch' (ovvero la distanza tra un sedile e l’altro) più ampio del solito, visto che i posti (occupati all’80 per cento) sono solo 48. Toilette a bordo e wi-fi gratuito (la linea è facilmente accessibile, la velocità di navigazione così così). Un messaggio di benvenuto, registrato in italiano e in inglese, ci accoglie mentre usciamo da Roma. È l’ultima presenza di FlixBus, perché dal raccordo anulare fino a Milano il pullman è gestito dall’autista, che agisce in nome e per conto della società di trasporti campana che opera la tratta per conto dei tedeschi.

Dell’autista non sapremo mai il nome, né riceveremo un “buongiorno” o un “arrivederci”. Indossa una divisa, ma non ha nulla che richiami FlixBus. Gli chiedo se è possibile mettere un po’ di musica, mi risponde che “è vietato, hanno detto che dà fastidio”. Si fa vivo dopo tre ore, a Firenze nord, per avvisarci che ci fermeremo quaranta minuti e c’intima di essere puntuali, perché lui non ha la lista, quindi chi c’è, c’è, lui parte. Aggiunge “Tutti fuori, vietato restare sul pullman”. A tradurre dall’italiano ci pensano alcuni passeggeri poliglotti; gli stranieri, che ormai in Italia ne hanno viste di ogni, abbozzano.

Dopo 20 minuti siamo tutti e 40 sotto il sole, nel parcheggio, hai visto mai che l’autista ha l’ora sbagliata e ci pianta qui... Al quarantesimo minuto si aprono le portiere, saliamo e si riparte. Silenzio per le successive tre ore (i passeggeri smanettano o dormono, nessuno legge un libro o il giornale) e all’arrivo a Lampugnano l’autista ci saluta così: “Ragazzi, ora arriviamo, ognuno prenda la sua immondizia e non lasci niente sul pullman, perché io non pulisco. Ho le chiavi del bagagliaio, quindi regolatevi...”. Gli stranieri, ascoltata la traduzione, scendono pazienti con bagaglio a mano e cartacce.

Conclusione, pare di essere su uno dei primi voli Ryanair, tanti anni fa: “Paghi poco, ti portiamo pure a destinazione, cosa pretendi di più?!”

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