Tre strategie (e tre cartelli) per far stare in piedi un tour operator

Gestire un tour operator tradizionale, in Italia, è cosa complessa. Il modello di business è stato completamente stravolto dal web e dalla multicanalità, e oggi tra distribuzione e industria, chi sta peggio è la seconda. Non mi piace rievocare chi è uscito di scena, ma per conoscerne i nomi, sino al 2014, basta cliccare qui.

Più recentemente, è toccato a Marevero e Phone & Go. Oggi, sul bordo del precipizio si trovano InViaggi e Gartour. Del t.o. ternano non si sa più nulla da settembre, non a caso il direttore di questa testata definiva “impresa difficile” l’estremo tentativo del fondatore Renato Martellotti di salvare la baracca. La crisi di Gartour è notizia recente, il t.o. romano votato all’incoming ha accusato il crollo del mercato russo e ora attende il salvataggio del cavaliere bianco di turno.

Quali strategie può tentare  un imprenditore che, nonostante tutto, voglia ancora costruire pacchetti e venderli tramite agenzia? Ne elenco tre, che mi paiono tra le più plausibili.

1) Investire in tecnologia e innovazione: la prima è il mantra di Alidays e Naar T.O., che dal digitale sono nati e sul quale continuano a metter soldi; innovare il modello del t.o. 'made to measure' è l’assioma che ha permesso a Quality Group di acquisire quote di mercato a danno di colleghi meno 'sul pezzo'. Scommetto che tutti e tre, nell’ufficio del titolare (se il titolare ha ancora un ufficio per conto suo...) campeggia il cartello “Chi si ferma è perduto!

2) Farsi comprare da qualcuno più grosso: Press Tours e Swan Tour sono entrati nel portafoglio del Gruppo Alpitour; il primo ha portato numeri e prodotto, il secondo ha trovato un’ancora di salvezza, visto il crollo verticale della destinazione di riferimento, l’Egitto. Hotelplan e Turisanda cercano una seconda vita in Eden Viaggi, sperando che il passaggio dalla Svizzera all’Italia funzioni meglio di quello toccato al connazionale Kuoni. Scommetto che nell’ufficio di Gabriele Burgio e Nardo Filippetti (sono certo che loro un ufficio riservato ce l’hanno) campeggia il cartello “Teniamo i numeri sotto controllo!

3) Vendere qualcosa che gli altri non hanno: croceristi e villaggisti sono quelli che stanno meglio. I loro prodotti non sono sostituibili, Booking ed Airbnb non possono costruirsi in casa una Jewel of the Seas o un Tanka Village. Visto il boom del Mare Italia, nell’estate 2016, i vari Nicolaus, Ota Viaggi e Club Esse sognano un 2017 con gli stessi numeri. E i più consolidati Veratour e Valtur stanno investendo sul prodotto e sulla differenziazione. Sapete quale cartello campeggia negli uffici di Stefano Pompili ed Elena David (appena arrivata in casa Investindustrial)? Uffici comunicanti con quelli di Carlo Pompili e Carlo Gagliardi, scommetto. “Allungare la stagione, e acchiappare gli stranieri!”.

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