Il turismo al Forum Confcommercio a Cernobbio: tentativi di colloquio tra pubblico e privato

A parlare di turismo son bravi tutti, vedi il caso Alitalia. Ma se a farlo è il gotha della politica e della finanza, riunitosi a Cernobbio per il 18° Forum Confcommercio, organizzato dallo Studio Ambrosetti e chiuso dal premier Paolo Gentiloni, allora tutti zitti ad ascoltare e prendere diligenti appunti.

Iniziamo dai numeri, snocciolati con dovizia nella ricerca “Il turismo internazionale in Italia”, curata da Confcommercio Confturismo. Il turismo italiano dipende sempre di più dai flussi internazionali: nel 2016 sono arrivati in Italia poco meno di 56 milioni di stranieri, con una crescita dell’1% sul 2015, anno già straordinario (anche per l’effetto EXPO) che aveva registrato un + 7% di arrivi. Nel quindicennio 2001 - 2016 gli arrivi internazionali sono cresciuti del 55% e le presenze del 35%: è proprio grazie agli stranieri che il bilancio del turismo italiano resta positivo, perché nel 2016 gli arrivi e le presenze domestiche  sono calate rispettivamente del 2% e dell’1%. Oggi risultano addirittura al di sotto dei livelli del 2001, per effetto di una flessione progressiva iniziata a partire dal 2007. Se nel 2001 a ogni presenza straniera ne corrispondeva 1,4 italiana, nel 2016 il rapporto è di 1 a 1. Adesso, quindi, le presenze degli stranieri sono equivalenti a quelle degli italiani.

Quanto si fermano gli stranieri da noi? Nel 2016, la permanenza media è salita da 3,5 a 3,6 giorni (nulla, sono due ore in più - ndr). Ma il trend resta negativo, rispetto a quindici anni fa, quando lo straniero restava almeno mezza giornata in più: frutto dell’affermazione di un modello “mordi e fuggi” che caratterizza tutti i mercati. I tedeschi scendono da 5,5 a 4,9 giorni, gli inglesi da 4,3 a 3,8 e i francesi da 3,4 a 3,1. A peggiorare le cose contribuiscono i cinesi (passati dal 10^ al 4^ posto, dal 2001 al 2016, con 3,8 milioni di arrivi) che però si fermano solo 1,8 giorni.

Ecco il commento del Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, che esordisce sottolineando il fatto di essere a Cernobbio per la 4^ edizione consecutiva, fatto - per un Ministro della Repubblica - più unico che raro: “Il turismo internazionale continuerà a crescere in maniera inarrestabile, perché la crescita è strutturale, non congiunturale (tradotto: se mancano i russi li sostituiamo con gli svizzeri o coi giapponesi - ndr). Dobbiamo puntare a un turismo d’eccellenza, quello che porta ricchezza, e a rompere l’oligopolio Venezia / Firenze / Roma, dove gli accessi ai luoghi di maggior richiamo dovranno essere regolati: non è possibile che il Colosseo registri 6,5 milioni di visitatori all’anno e il Museo Nazionale di Palazzo Venezia, a 500 metri di distanza, neanche 50mila. Solo il 15% degli stranieri scende sotto Roma, il problema sono anche le infrastrutture, non c’è ragione per cui l’Alta Velocità debba fermarsi a Salerno: scavalcando lo Stretto col ponte, deve arrivare a Palermo e a Catania”. Applausi dalla platea, con qualche sopracciglio alzato a proposito delle infrastrutture (“ci vorranno vent’anni”) e del Ponte (“ancora con questa storia?”).

Luca Patanè, nel ruolo di presidente di Confturismo-Confcommercio, ha preso nota della crescita dei flussi verso l’Italia, ma ha sottolineato che gli stranieri si fermano e spendono sempre meno: dai 1.034 euro a testa del 2001 si è passati ai 661 euro del 2016, con un calo del 36% (come si legge qui) Il suo intervento è stato quasi interamente dedicato al rilancio della Via Francigena: “L’anno scorso ho scoperto che era l’Anno Nazionale dei Cammini, ho percorso un tratto della Via Francigena e ho deciso d’impegnarmi in prima persona, memore del clamoroso successo (275.000 pellegrini nel 2016) del Cammino di Santiago di Compostela. L’abbiamo pensata come formula di collaborazione tra pubblico e privato: abbiamo suddiviso il percorso - che si snoda dalla Val d’Aosta a Roma - in 554 miglia e ogni miglio avrà uno sponsor. Fanno 554 sponsor, li stiamo già cercando”.

Chiudiamo con una nota di colore, protagonista Francesco Maria Perrotta, calabrese di origine e perugino di adozione, chiamato a dire la sua a proposito di “Pubblico e privato per valorizzare il turismo italiano” come Presidente di ItaliaFestival (?). “Ho esposto le mie idee al presidente di un’associazione di categoria, del quale non farò ovviamente il nome, che mi ha risposto ‘Presidente, noi ci occupiamo di outgoing, non di incoming’. Dubbioso sul significato di outgoing e di incoming, termini a me non familiari, ho chiesto conferma e mi è stato replicato ‘Noi ci occupiamo di outgoing’. Non aggiungo altro”.

Conclusione, il colloquio tra pubblico e privato, nel turismo, è possibile. A condizione di parlare la stessa lingua.

Ti è piaciuta questa notizia?
Condividi questo articolo
Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana
Più lette
Oggi
Settimana