Chi comanda in un tour operator italiano? Molti imprenditori, pochissimi manager

Volevo dar seguito al post dedicato a chi comanda nei network italiani, applicando lo stesso criterio ai tour operator: chi detiene il potere? La proprietà o il management?  E perché?

Ho preso in considerazione 13 tra i maggiori t.o. (in ordine rigorosamente alfabetico: Alidays, Alpitour Gruppo, Best Tours, Eden Viaggi, Idee per Viaggiare, i Grandi Viaggi, Oltremare Gruppo, Naar T.O., Nicolaus, Quality Group, Valtur, Veratour e Viaggi del Mappamondo), tralasciando quelli passati recentemente di mano, come Settemari o Hotelplan/Turisanda (che il mercato considera ancora altro rispetto a Eden).

Ecco le mie riflessioni:

1) salvo due eccezioni, è sempre la proprietà ad avere il controllo del tour operator: Nardo Filippetti di Eden Travel Group, la famiglia Pompili di Veratour, i fratelli Pagliara di Nicolaus detengono la governance della propria azienda, sebbene siano supportati da top manager di fiducia, soprattutto nell'area commerciale (rispettivamente Angelo E. Cartelli, Massimo Broccoli, Gaetano Stea).

Le due eccezioni sono Alpitour e Valtur, non a caso controllati da fondi d'investimento, che per antonomasia si affidano a manager; in effetti Alpitour è un po' un ibrido, perché il presidente Gabriele Burgio detiene un piccolo pacchetto di azioni.

2) I proprietari sono anche i fondatori del t.o.: Quality Group (e il sottostante Mistral T.O.), Oltremare Gruppo, Idee per Viaggiare vedono tuttora al comando i fondatori, rispettivamente Michele Serra, la famiglia Uva, il terzetto Curzi / Fusacchia / Maccari; inoltre, l'impronta del founder & owner è molto forte, ad esempio Quality Group sarebbe tutt'altro, senza Michele Serra.

Eccezioni, in questo caso, oltre ai t.o. detenuti da fondi (infiniti i passaggi di mano di Valtur, dalla sua fondazione a oggi), sono solo Best Tours e i Grandi Viaggi.

3) I destini dell'azienda sono indissolubilmente legati a quelli del fondatore: non sono immaginabili Alidays, Naar T.O. o Viaggi del Mappamondo senza, rispettivamente, Davide Catania, Frederic Naar e Andrea Mele; in tali casi, infatti, l'impresa - anche quando raggiunge rispettabili dimensioni - conserva l'impronta originaria di one-man-company.

4) Perché una così netta dicotomia tra t.o. e network, visto che - in questi ultimi -  sono i manager a prevalere sugli imprenditori, mentre nei t.o. i manager "decisivi" si contano sulle dita di una mano?
La spiegazione risiede nel fatto che il tour operating è un'attività capital intensive, con alto profilo di rischio, dove l'imprenditore pretende - giustamente - di avere l'ultima parola in tutte le scelte aziendali che hanno ripercussioni dirette sui risultati.

E questo spiega anche perché i grandi player comandano la distribuzione, e non viceversa.

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