Luigi Gubitosi: il commissario straordinario Alitalia visto da vicino

“Non mi chiami commissario: visti i miei trascorsi in RAI, l’unico commissario che mi viene in mente è Montalbano. Dottore va più che bene”. È con una battuta di puro understatement british-partenopeo che si apre l’intervento del commissario Alitalia Luigi Gubitosi all’assemblea generale Fiavet di Ugento.

Siccome l’appunto era rivolto al sottoscritto, incaricato di moderare l’evento, ne ho apprezzato lo spirito e mi sono studiato bene il personaggio. Non capita tutti i giorni di vedere un commissario in pubblico, senza filtri.

Gubitosi (56 anni, sposato, un figlio, nato da buona famiglia napoletana, da sempre residente a Roma) arriva puntuale, scortato da due manager, in giacca, ma senza cravatta (come va adesso, fa più smart). In prima fila, segue con attenzione lo speaker che lo precede e prende le misure al pubblico, formato da addetti ai lavori e giornalisti. Chiamato sul palco, si capisce che è abituato: pochi minuti introduttivi, eloquio chiaro e senza fronzoli (solo qualche vocale a rivelare le origini partenopee), poi puntualizza: “Non ci siamo messi d’accordo, ma io sarei qui per rispondere alle domande degli agenti di viaggi, se possibile...”. Certo che è possibile, e parte il contraddittorio (temuto solo dagli speaker che non sanno “tenere” il pubblico).  

Capiamo tutti che: primo, si è studiato bene la materia e ne ha acquisito il gergo (“la summer”, “la winter”, “il Bogotà”), pur ammettendo che ne era all’oscuro solo poche settimane fa; poi, sa chi ha davanti e ne rimarca l’importanza (“il 60% delle vendite passa dalle agenzie”); infine, con un piccolo coup de théâtre, rivela la sua email personale luigi.gubitosi@alitalia.it (“col punto dopo Luigi”, puntualizza) e invita chi avesse delle proposte a scrivergli personalmente. “Tutto, fuorché non si tratti del raddoppio delle commissioni” chiosa con un mezzo sorriso.

Conclusioni del sottoscritto: è buona creanza non parlare del recente passato, così Etihad, James Hogan e Cramer Ball non vengono neanche nominati; dopo 19 anni in Fiat, quattro in Wind e tre in RAI (solo per citare le esperienze più note), Gubitosi sa il fatto suo e la patata bollente Alitalia non lo spaventa più di tanto; forte di una laurea in legge, studi economici a Londra e un MBA a Parigi, i conti sono il suo core-business e a risanare un’azienda c’è abituato; per salvare Alitalia serve anche l’avallo dei politici (e dei salotti) romani, dove conta relazioni di pregio (come il Circolo Aniene a Roma, regno dell’appena rieletto presidente Coni Giovanni Malagò) e sa su quali sponde contare. Quel che è certo è che non sarà un commissario, comunque lo si chiami, che passerà inosservato.

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