- 24/06/2022 08:23
Javier Marín, Aci Europe: "Entrate deboli per gli aeroporti"
Tempi di riorganizzazione troppo ristretti, entrate ancora "deboli" con costi di gestione più alti rispetto al pre-pandemia e una carenza di personale generalizzata dovuta a un settore aeroportuale oggi “meno attraente”. Il presidente di Aci Europe, Javier Marín, ha spiegato così i disagi che alcuni dei più efficienti scali europei stanno sperimentando in queste settimane per l’aumento esponenziale della domanda.
“Non è solo responsabilità del gestore aeroportuale – ha detto Marín in occasione del 32° Congresso annuale e dell’assemblea generale dell’associazione ospitati da Adr a Fiumicino - se in alcuni scali europei, a fronte di un aumento della domanda più forte del previsto, si stanno registrando difficoltà operative. La carenza di personale, dovuta a mercati del lavoro molto rigidi in Europa, si registra in vari ambiti del settore. Il problema è generalizzato e riguarda perfino il numero di agenti di polizia addetti al controllo delle frontiere”.
Gli scali del Vecchio Continente si stanno ancora riprendendo dallo shock finanziario causato dalla pandemia, che ha portato a perdere oltre 20 miliardi di euro in due anni: “Abbiamo ricevuto poco preavviso della revoca delle restrizioni di viaggio da parte dei governi, quindi abbiamo avuto pochissimo tempo per aumentare le nostre strutture e risorse. E l'aviazione non è più un settore attraente come una volta”.
A fronte di costi operativi più alti rispetto al pre-Covid, Marín ha anche definito “inevitabile” l’incremento delle tariffe aeroportuali: “Qualsiasi azienda deve adottare le misure necessarie per rimanere un'impresa redditizia. Poiché le compagnie aeree stanno aumentando le tariffe per i passeggeri, anche gli aeroporti devono essere in grado di aumentare le tariffe per i loro clienti”.
Il presidente di Aci Europe ha poi sostenuto che la chiusura dei confini non è una strategia efficace per contenere la diffusione delle varianti: “Ciò è stato formalmente riconosciuto dall'Oms e riflette il semplice fatto che ogni volta che viene identificata una nuova variante, essa circola già a livello internazionale e nazionale da diverse settimane o addirittura mesi”.