- 07/06/2023 08:56
Voli, il prezzo da pagare: l’altra faccia della ripresa
Quando arriva il momento dell’assemblea generale della Iata il direttore generale Willie Walsh si prepara a dovere per dare il meglio di sé, togliersi alcuni sassolini dalle scarpe e fare capire, dati alla mano, che non è tutto oro quello che luccica. E quest’anno la situazione del trasporto aereo gli fornisce una serie di spunti preparati su un piatto d’argento nel corso dell'evento a Istanbul appena concluso: perché mentre il mondo festeggia la piena ripresa del turismo e dei viaggi e anche i numeri del traffico aereo tornano e iniziano a superare quelli del pre Covid, lui si mette al lavoro per ricordare che per tutto questo c’è stato, e ci sarà, un prezzo che le compagnie aeree dovranno pagare. Insomma, l’altra faccia della medaglia. E mentre non nega, dati alla mano, che il peggio è passato, allo stesso tempo fa una pausa e inizia: “Sì, va bene. Ma…”.
‘Ma’ numero uno
I numeri vanno letti da diverse prospettive e Walsh in questo è un maestro. Anno 2023 ovvero anno del ritorno all’utile per i vettori. Un gruzzolo da 9,8 miliardi di dollari, stima la Iata oggi, e potrebbero essere anche 2-3 in più nel bilancio finale. Ma… “Guardiamola in un altro modo: quella cifra significa 2,25 dollari per passeggero, neanche il prezzo del biglietto della Metropolitana di New York. Non è una cifra sostenibile, anche se bisogna ammettere che rispetto ai 76 dollari per passeggero persi nel 2020 l’industria ha fatto passi da gigante”.
‘Ma’ numero due
Si fa presto a dire Net Zero. Passato l’entusiasmo dell’accordo raggiunto che fissa l’obiettivo delle zero emissioni al 2050, ora c’è lo scontro con la realtà. E questo scontro con la realtà significa due cose su tutto: la prima, al di là delle belle parole di cui è capace la politica, servono ora azioni concrete e valide a livello globale e queste per ora non si sono viste. Anzi i primi accenni sono da dimenticare se consideriamo che alcuni studi autorevoli, ricorda, hanno preso in considerazione come esempio il consumo di un B737-300, fuori produzione da anni, sulla rotta Londra-New York: “Posso dire con cognizione di causa che quella sezione del report è spazzatura”.
La seconda riguarda il Saf, il carburante ecologico: tutti lo vogliono, tutti lo cercano, ma nessuno sa se e quando ce ne sarà a sufficienza per tutti. Sempre che non si scopra, negli anni, che anche questo non è adatto.
‘Ma’ numero tre
Altro tema che coinvolge la politica e che infiamma in maniera particolare Willie Walsh. Sui diritti dei passeggeri sta tirando un aria molto pesante per le compagnie aeree, perché tutti i Governi stanno propendendo per regolamentazioni che caricano ogni responsabilità sui vettori. “Non ha senso che le aerolinee debbano pagare per ritardi e cancellazioni che possono avere cause diverse – evidenzia il direttore generale -, dagli scioperi dei controllori di volo o di altro personale del settore, infrastrutture inefficienti e così via. La lista sarebbe lunga. Ma per i politici è facile varare una nuova normativa come se avessero raggiunto un grande risultato”.
‘Ma’ numero quattro
“E’ mai possibile che 40 Paesi debbano adottare 40 regolamentazioni differenti? Inventarsi soluzioni locali che magari cozzano con quelle di un Paese confinante?”. Sembra una lotta contro i mulini a vento quella della Iata di fronte a questo tema. Anni di battaglie, a partire da quella relativa al cielo unico almeno per l’Europa, senza ottenere un risultato, se non quello di vedere i vettori membri dovere pagare il costo di questa frammentazione.
‘Ma’ numero cinque
“Ma noi andiamo avanti per continuare a servire i milioni di passeggeri che ogni giorno volano nel mondo”, conclude poi il direttore generale Iata.