- 19/12/2019 16:39
“Manovra senza turismo”L’accusa di Luca Patanè
Diciassette miliardi di euro: è la differenza tra quello che hanno speso gli italiani all'estero e quel che hanno lasciato i turisti stranieri in Italia. Un surplus positivo per la Penisola da record e che non si registra in nessun altro settore dell'economia italiana, dall'abbigliamento all'arredamento, dalle calzature all'alimentare.
Eppure, "il governo non se n'è accorto visto che il turismo non compare nella legge di Bilancio", tuona Luca Patané (nella foto). Il presidente di Confturismo-Confcommercio ha presentato a Milano i risultati dell'indagine sulle vacanze di italiani e stranieri: seduto tra Andrea Giuricin, professore dell'università Milano Bicocca, e Alberto Corti, responsabile turismo di Confcommercio, non nasconde il proprio malcontento per l'indifferenza che la politica italiana si ostina a manifestare nei confronti della filiera turistica.
"Forse è colpa nostra che non siamo capaci di farci ascoltare e ci accontentiamo delle briciole: invece bisogna essere ambiziosi e chiedere".
E di richieste alla classe dirigente, Patané ne ha parecchie.
La politica fiscale
La prospettiva dei redditi futuri, spiega, "è uno dei driver di spesa in Europa: in Italia soffriamo l'assenza di una politica fiscale dedicata al turismo per attirare gli stranieri e di una interna per aiutare con sistemi di welfare il settore".
Un altro fronte sul quale lavorare è la raccolta dei dati: le regioni "spesso li comunicano in ritardo quando è fondamentale averli subito. Per questo motivo inizieremo dal prossimo anno a declinare il Superindice del turismo a livello regionale e segmenteremo ulteriormente i dati partendo dal luxury".
I mercati
Capire chi sono i big spender e da dove vengono ma anche investire sui mercati giusti. Secondo Patanè sono quelli di prossimità, "che amano tutto di noi e della cultura italiana: se fossi l'Enit o il governo cercherei di incentivare gli arrivi non ad agosto ma nei mesi invernali. Il periodo post Capodanno ha ancora spazi enormi di crescita".
Alitalia e gli altri
C'è poi la questione degli investimenti: "Io sono molto arrabbiato con il governo perché va bene gli esuberi di Alitalia, l'Ilva, le banche, ma chi pensa agli imprenditori del turismo, piccoli, medi e pochi grandi, che non chiudono mai, sudano e generano ricchezza? La voce vera è quella degli imprenditori: bisogna investire su chi conosce bene il mercato e puntare sui cavalli giusti, non su quelli che crollano".