- 19/04/2021 15:45
Parchi a tema delusi: “Farci riaprire a luglio è ingiusto e dannoso”
Delusione e sconcerto. Sono questi i sentimenti predominanti nei rappresentanti di una categoria, quella dei parchi di divertimento, all’indomani del cronoprogramma del Governo per le riaperture delle attività economiche in Italia.
Eh sì, perché nonostante gli spazi all’aperto, l’attività di controllo del personale e il rispetto dei protocolli sanitari i parchi faunistici, acquatici e tematici sono stati ritenuti dal Cts attività pericolose e dovranno aspettare fino al 1 luglio per poter riaprire.
Un mese di lavoro in meno
Un controsenso rispetto alle decisioni di un anno fa, quando - nonostante la pandemia in atto - il settore aveva potuto riprendere l’attività a fine maggio, mentre quest’anno si è deciso di togliergli un mese di lavoro. O almeno così la pensa Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani, aderente a Confindustria, oltre che presidente del parco tematico Leolandia: “La disparità di trattamento rispetto ad altre categorie - sostiene - è configurabile in una vera e propria concorrenza sleale, che genera rabbia e risentimento negli associati. Siamo trattati peggio delle sale giochi e delle altre attività al chiuso, inclusi i ristoranti, nei quali si sosta per ore senza mascherina. Le attività dei nostri parchi si svolgono sempre all’aperto, con ampi spazi a disposizione e sotto il controllo di personale preposto”. Un settore i cui protocolli di sicurezza hanno già dimostrato la loro efficacia lo scorso anno. E allora perché non aprire prima?
"Decisione inspiegabile"
A esprimere tutte la sue perplessità è anche l’amministratore delegato di Gardaland, Aldo Maria Vigevani: “Non ci spieghiamo - dice - per quale motivo i parchi divertimento, che svolgono la propria attività quasi esclusivamente all’aperto, vengano associati - in termini di data di riapertura - alle fiere e ai congressi che si svolgono indoor”.
Un ruolo di traino per le destinazioni
“Francamente non capiamo perché i parchi a tema possano riaprire solo a luglio – si chiede anche Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria - perdendo così un mese decisivo come giugno in termini di arrivi turistici. I parchi tematici svolgono, tra l’altro, un ruolo di traino per molte destinazioni che, senza la loro apertura, rischiano di rimanere con alberghi e ristoranti vuoti”.
Se venisse mantenuta questa scadenza per le riaperture, continua Vigevani, i parchi “verrebbero ritenuti più pericolosi delle palestre o dei cinema che sono al chiuso! Tale logica sarebbe esattamente contraria alla situazione internazionale - vedi Inghilterra e Usa - dove i parchi, appunto all’aperto, sono tra le prime attività a riprendere”.
La reazione del settore
L’Associazione Parchi Permanenti Italiani chiede dunque a gran voce l’immediata equiparazione ai comparti merceologicamente simili “altrimenti - continua Ira - dovremo intraprendere azioni eclatanti. Siamo tra i primi settori ad essere stati colpiti dalla crisi e le aziende del comparto registrano in media una perdita dell’80 per cento: quest’anno avremmo bisogno di una stagione più lunga, per contro la decisione del Governo condanna molti parchi all’impossibilità di aprire”.
I parchi si aspettano anche una presa di posizione da parte del ministro Garavaglia, “che abbiamo incontrato più volte e che ci aveva assicurato il suo impegno per il passaggio della categoria dei parchi sotto il Ministero del Turismo”. Formalmente, infatti, il settore rientra ancora nella categoria ‘Circhi e Spettacoli Viaggianti’ facente capo al Dicastero dei Beni Culturali, e da questo dipende quella che Ira definisce “l'inadeguatezza degli interventi predisposti a sostegno della categoria nel corso degli ultimi 14 mesi”.
"Ci vuole maggiore chiarezza"
A chiedere maggiore chiarezza nel rispetto delle regole è anche Marina Lalli, “perché siamo già in forte ritardo rispetto ai nostri competitor e non possiamo permetterci che interi settori che rischiano di non sopravvivere fino a luglio continuino ad essere dimenticati”.