- 07/03/2022 15:55
Con Somewhere a Torino nel Villaggio Leumann: un viaggio a ritroso nel tempo
Quartiere operaio, città nella città, esperimento sociale per controllare le vite dei suoi dipendenti. Comunque lo si intenda, il Villaggio Leumann alle porte di Torino rappresenta un unicum nel panorama dei complessi residenziali storici italiani, un vero e proprio tuffo nel passato della classe operaia di inizio secolo.
Costruito in stile liberty tra il 1875 e il 1907 per volere di Napoleone Leumann, imprenditore di origine svizzera, il villaggio sorse nel comune di Collegno, intorno al suo cotonificio, ed è ancora abitato. All’interno del complesso, ideato dall’ingegnere Pietro Fenoglio, c’era tutto: oltre alle abitazioni per gli operai, con terrazzo e orto, le scuole per i bambini, il teatro e la palestra, ma anche l’ambulatorio medico e le docce comuni, l’ufficio postale (ancora funzionante) e addirittura il nido aziendale, dove le operaie potevano lasciare i loro figli mentre erano al lavoro e andarli ad allattare.
Leumann arrivò addirittura a coniare una moneta, che veniva distribuita all’interno del villaggio per fare acquisti di articoli a prezzo di costo, distribuiti nello spaccio.
Una chiesa per gli operai
Nonostante fosse calvinista, l’industriale vi fece costruire la Chiesa di Santa Elisabetta, un edificio eclettico e molto particolare che ricalca lo stile liberty del villaggio e ora è utilizzato per il culto sia dai cattolici, sia dai cristiani ortodossi. Non manca una ricostruzione degli ambienti di una delle abitazioni tipiche del villaggio (quelle originali non si possono visitare perché tuttora abitate) e, se si sceglie il tour guidato organizzato dal tour operator Somewhere, una figurante accoglierà i visitatori spiegando loro la vita ‘privilegiata’ delle operaie del cotonificio: erano infatti quasi tutte donne e già a 12-13 anni arrivavano nel villaggio, dove lavoravano e si svagavano, studiando alla domenica pomeriggio, sempre sotto l’occhio attento delle suore che ne sorvegliavano ogni movimento.
Stefania Galvan