- 31/03/2023 10:32
Parchi divertimento, investiti 120 milioni: il settore si appella al Governo
Una maggiore attenzione da parte del Governo. È questa la richiesta dei parchi di divertimento che arriva da Luciano Pareschi (nella foto), presidente Associazione Parchi Permanenti Italiani – Confindustria: “Il settore dei parchi divertimento è fondamentale per il turismo ed è un volano per il territorio, con il suo indotto in termini di giro d’affari e occupazione. Le aziende del comparto stanno confermando e sostenendo gli investimenti, pur avendo ricevuto, tra ritardi e cavilli burocratici, aiuti insufficienti dopo la pandemia”.
Nel 2023, dice l’associazione in una nota, le imprese del comparto investiranno oltre 120 milioni di euro tra ampliamenti e nuove attrazioni. Investimenti che hanno già comportato un incremento del 20% dei posti di lavoro, per un totale di oltre 30.000 occupati, di cui 20.000 assunzioni stagionali da inserire entro l’estate e 10.000 dipendenti fissi.
Il settore è destinato a crescere anche nel medio periodo: nel prossimo triennio sono in previsione ulteriori progetti per 450 milioni di euro con l’obiettivo di migliorare la competitività del comparto, allineandolo ai big player internazionali per quantità, varietà e attrattività delle proposte.
Il biennio pandemico ha bruciato oltre 250 milioni di euro di fatturato e decine di migliaia di posti di lavoro, ma il 2022 ha segnato una netta inversione di tendenza, con molte strutture tornate ai livelli del 2019. Sulla base di questo trend e in linea con la ripresa dei flussi turistici verso l’Italia, si stima che il comparto sarà destinato ad un nuovo periodo di sviluppo, superando già nel corso di questa stagione la barriera dei 20 milioni di visitatori italiani e 1,5 milioni di visitatori stranieri.
“La parola chiave è semplificazione – aggiunge Maurizio Crisanti, segretario Associazione Parchi Permanenti Italiani – per la creazione di un mercato del lavoro più dinamico e flessibile e per facilitare le relazioni tra le imprese e le istituzioni, affinché insieme si possano affrontare le nuove sfide che ci aspettano in futuro. Il rischio è la perdita di competitività, per l’incapacità di aggiornare l’offerta turistica italiana con contenuti che devono lavorare sinergicamente con il grande patrimonio storico, culturale e naturalistico del Paese”.