- 17/04/2020 17:21
Il turismo dopo il Coronavirus
In questi giorni alcuni operatori, destinazioni e media chiedono la mia opinione su come questa crisi inciderà a breve e a medio termine sul settore turistico. Partendo della premessa che non abbiamo la palla di vetro e che non c'è ancora un’idea chiara di quando rientreranno le restrizioni, anche se il miglioramento del quadro comincia a percepirsi, può servire fare qualche riflessione sul futuro del nostro settore.
Ormai è superfluo dire che il turismo nel mondo, e in particolare in Italia, è in ginocchio. L’attività turistica è praticamente nulla, con gli esercizi chiusi e senza data prevista di riapertura, ma anche con un mercato completamente fermo. Noi stiamo lavorando all’elaborazione dei diversi scenari. Lo scenario ottimistico prevede la ripartenza a giugno, quello moderato a fine luglio-agosto, mentre il pessimistico va già al 2021.
La domanda che ci facciamo tutti è: quando e come si potrà riiniziare l’attività turistica? E poi, come sarà la ripresa?
Per entrambe le domande non ci sono ancora risposte, ma possiamo già riflettere su come sarà la domanda turistica.
Secondo alcune analisi, il mercato italiano potrà essere la salvezza momentanea. I dati dicono che approssimativamente un 20% degli italiani non appena finirà l’emergenza vorrà farsi una vacanza, ma oltre il 50% una volta finita l’emergenza aspetterà a spostarsi e a fare una vacanza seppur breve.
Nonostante sia prevedibile che i turisti preferiscano restare in Italia, e ci sono dei movimenti in questo senso tra cui l’idea di incentivazione con voucher e altre misure da parte del Governo, un fattore con cui bisognerà fare i conti è l’incertezza, la paura e la diffidenza.
Probabilmente l’isolamento che tutti noi siamo stati costretti a rispettare farà sì che appena rimosse le limitazioni si parta a razzo alla ricerca della libertà e del cambio di aria. Ma dopo la prima e naturale reazione, arriverà la riflessione da parte della domanda. Ed è qua che potranno sorgere dei problemi, perché è chiaro che nel turismo molte saranno le cose che cambieranno.
Sicuramente il 2020 sarà molto complicato, ma gli effetti sulla domanda e sull’offerta saranno duraturi. Il 2021 non sarà di certo una passeggiata! Gli impatti del Coronavirus si faranno sentire non solo nella contrazione della domanda, ma soprattutto nei cambiamenti che sia le autorità sia i clienti richiederanno. Le analisi del Cerved, per quanto siano ovviamente incerte, manifestano questo scenario. Nel 2021, nel migliore dei casi non si arriverà neanche ai livelli del 2009.
La paura del contagio e la diffidenza verso l’altro, manderanno il modello del turismo di massa al tappetto. E ciò inciderà tanto sugli operatori quanto sulle destinazioni turistiche.
Alcuni di questi cambiamenti potranno essere i seguenti:
L’incertezza di nuovi contagi (a meno che non si trovi il vaccino) farà sì che i turisti ritardino al massimo le prenotazioni. Pertanto, avremo una domanda caratterizzata dal last minute. Il risultato sarà un’incertezza perenne per gli operatori turistici.
Preoccupazione per l’igiene e la sanificazione. Questi sono stati fattori a cui i turisti non davano troppa importanza, dandoli per scontati. Ma dopo il Covid-19 diventeranno aspetti prioritari. Le modalità con cui verranno igienizzate le camere, i ristoranti, ecc. saranno un argomento importante per i turisti. Ciò comporterà, ovviamente, dei necessari cambiamenti nella pulizia delle camere, delle sale, delle cucine, ecc.
Evitare le aggregazioni. Ci potranno essere restrizioni da parte delle autorità rispetto alle distanze di sicurezza, ma anche gli stessi turisti vorranno mantenersi lontano uno dall’altro. In questa prospettiva, cosa faranno molte destinazioni turistiche che durante la stagione organizzano, finanziano e propongono una moltitudine di eventi all’aperto, concerti, festival, sagre ed attività come elementi di accoglienza turistica? Questi non saranno più fattori di valore aggiunto alla proposta della destinazione. Infatti, le limitazioni che sicuramente introdurranno le autorità da un lato e l’attitudine delle persone dall’altro faranno sì che questa modalità d’animazione abbia scarsa utilità.
E quali saranno gli effetti sul trasporto aereo e di gomma? Le persone continueranno a voler viaggiare ammassate negli aeri o nei pullman? Sembra di no e ciò sicuramente inciderà sul volume di arrivi turistici nelle destinazioni.
Sanità. Il Coronavirus ha portato con sé la consapevolezza che tutti possiamo ammalarci e che la salute è importante. La presenza di strutture di sanità nella destinazione non è stato fino ad oggi uno dei fattori considerato dai turisti, ma la situazione cambierà. Le destinazioni dovranno fare enfasi sul garantire l’ipotetica attenzione sanitaria per i propri visitatori.
È sicuro che queste settimane di confino ci hanno fatto riflettere molto. Alla velocità e allo stress, al senso che tutto è possibile e al desiderio di fare e volere tutto e velocemente del pre-corona virus, si reagirà pensando alla fragilità della vita. Pertanto, è probabile che si vorranno proposte turistiche più slow che fast, per vivere più il momento. L’individualismo ci sarà più che mai, così come il desiderio di personalizzazione delle domande, però cambierà il motivo. Se prima era per puro egocentrismo, adesso sarà per egoismo motivato dalla paura e il timore.
Sicuramente ci saranno dei cambiamenti nella domanda, alcuni li abbiamo visti, altri li vedremo, ma dobbiamo fare i conti anche con il mercato che avremo nel 2020 e nel 2021. Sicuramente avremo una forte contrazione nella domanda (nazionale, ma anche internazionale). Però soprattutto ci sarà una forte concorrenza. Con meno turisti sul mercato, le destinazioni si scateneranno per attirare i pochi turisti verso le proprie proposte.
Ma non solo, questa situazione deve essere considerata anche da parte degli operatori, perché il mercato sarà molto sensibile al fattore prezzo. La domanda vorrà maggiore flessibilità nelle prenotazioni (cancellazioni) e nelle tariffe, ma il settore turistico che dovrà fare i conti con un importante indebolimento.