- 31/03/2023 12:30
Garante della privacy, stop a ChatGpt: ecco perché la questione dei dati potrebbe essere un grosso problema per l'IA
Stop a ChatGpt. Il software di intelligenza artificiale più chiacchierato del momento si scontra contro il il Garante della privacy, che ne ha decretato, con effetto immedaito, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAi (ovvero la società che ha creato la piattaforma).
L'autorità per la protezione dei dati personali, come precisa ilsole24ore.com, ha anche disposto un'istruttoria.
Sotto accusa è finita non solo la gestione dei dati degli utenti, ma anche i sistemi di verifica dell'età; il timore espresso dall'autorità è che il software eroghi a utenti giovanissimi risposte non in linea con il loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza.
Il provvedimento arriva pochi giorni dopo la perdita di dati subita da OpenAi (avvenuta il 20 marzo) che riguardava le conversazioni degli utenti e le informazioni di pagamento degli abbonati.
Nel provvedimento, il Garante punta anche il dito contro la mancanza di una informativa riguardante il trattamento dei dati, ma soprattutto l'assenza di una base giuridica che giustifici la raccolta massiccia di informazioni personali per addestrare il software.
Quest'ultimo punto in particolare è fondamentale per lo stesso concetto di intelligenza artificiale, un sistema che si nutre di grandi moli di dati per perfezionare e sviluppare l'algoritmo; in assenza di enormi quantità di informazioni il sistema si potrebbe trovare sostanzialmente 'al palo', bloccando la propria crescita in termini di performance e affidabilità dei risultati.
Il problema sollevato dal Garante, dunque, punta al cuore della questione e potrebbe rappresentare un elemento cruciale per il futuro dell'intelligenza artificiale.
OpenAI (che come ricorda il sito del quotidiano finanziario non ha una sede nell'Unione ma solo un rappresentante nello Spazio economico europeo) dovrà comunicare entro 20 giorni le misure intraprese riguardo i rilievi del Garante; in caso contrario potrebbe incorrere in una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.