- 02/05/2023 17:16
Da VeryBello a Venere, l’Italia che fa discutere
La campagna Open to Meraviglia voluta da Ministero del Turismo ed Enit è solo l’ultima delle iniziative marketing del turismo Made in Italy criticate duramente. La promozione del Belpase ha, infatti, una lunga tradizione di campagne e iniziative diventate fonte di dibattito acceso, quando non di ironia feroce.
Inglese stentato
Nel 2015 è stata la volta di VeryBello, il sito presentato dall’allora ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, come il portale degli eventi tricolore ad uso e consumo dei turisti stranieri. A scatenare fin da subito la pioggia di critiche, un nome che evocava l’inglese stentato a cui vengono spesso associati i connazionali, ma soprattutto la lentezza della piattaforma e la scelta di lanciarlo in italiano, ancora prima che in inglese. Il ministro lo difese a spada tratta lodandone il gran numero di accessi nel primo giorno (500 mila in sole sei ore), ma il dominio del sito fu lasciato cadere dopo appena un anno di vita.
Magic Italy
Esordio con polemiche anche per lo spot Magic Italy datato 2010 che aveva come protagonista Silvio Berlusconi. “Impiega le tue vacanze per scoprire l’Italia, un Paese unico, fatto di cielo, di sole e di mare, ma anche di storia, di cultura e di arte” diceva con enfasi il premier mentre scorrevano le immagini di monumenti e immagini dell’Italia. In occasione della presentazione alla stampa, il ministro del Turismo dell’epoca, Michela Brambilla, sottolineava che non si era mai visto un presidente del Consiglio “scendere in campo direttamente per promuovere il proprio Paese” ed escludeva in maniera categorica che la scelta potesse risultare in qualche modo azzardata.
I Bronzi 'animati'
Risale invece al 2011 lo spot della Regione Calabria chiamato in causa più volte dopo la presentazione dei giorni scorsi della Venere nelle vesti di influencer. Nel video si vedevano i Bronzi di Riace scendere dai piedistalli del museo per andarsene allegramente in giro tra le bellezze del territorio. La scelta di utilizzare i due guerrieri simbolo della Calabria fu giudicata da molti offensiva, ma a finire sotto l’implacabile lente dei detrattori fu anche l’animazione dalla resa discutibile.