La vera domanda è: esiste un turismo senza intermediazione? La risposta, a prima vista, sembrerebbe 'sì': basta dare un’occhiata a tutti i sistemi di prenotazione online messi in campo da compagnie aeree e catene alberghiere. Basta un breve tour su internet per sfogliare, in poco tempo, decine e decine di sistemi di prenotazione che portano dritti dritti al fornitore. Senza dimenticare il caro vecchio telefono.
Eppure, il discorso non sembra così semplice. Perché le prenotazioni online, dati alla mano, la maggior parte delle volte non passano dai sistemi di direct booking, costati fior di soldi alle aziende che li hanno messi in piedi.
Il grosso delle prenotazioni, quello che sposta i trend di mercato e decreta il fallimento o la riuscita di un’operazione commerciale, passa dalle Olta. Se non addirittura dai metamotori.
Dunque, ricapitoliamo: ormai molti clienti si rivolgono a internet per comprare un albergo e cercano la loro soluzione su un comparatore di prezzi. Da qui vengono ‘sbalzati’ al sito della Olta, che effettua la prenotazione. I passaggi, dunque, diventano due: dal metamotore all’agenzia online, dall’agenzia online alla struttura. Il doppio di quelle che si avrebbero con l’acquisto in una ‘classica’ adv.
E qualcuno pensa ancora che il web abbia favorito la disintermediazione? Se possibile, ha in realtà complicato ancora di più il panorama.
Questo non vuol dire che i fornitori abbiano mandato in soffitta la vecchia idea di vendere direttamente al cliente finale. Lo dimostra la campagna messa in campo da Federalberghi, con la campagna ‘Fatti furbo!’, che invitava i vacanzieri a prenotare direttamente presso la struttura.
E, attenzione attenzione, il messaggio dell’associazione di categoria degli albergatori non era: 'Non prenotate in agenzia', bensì 'Non prenotate sui portali'. (qui il video per chi vuole rinfrescarsi la memoria). I dettaglianti non venivano neanche nominati.
In altre parole, la disintermediazione oggi come oggi non è una battaglia contro le agenzie di viaggi. È una lotta tutta interna al web.
Un’altra dimostrazione? Nel giro di poco tempo, Ryanair ha portato a termine una doppia mossa: da un lato l’avvicinamento alle agenzie con l’ingresso sui gds, dall’altro la sfida ai giganti dell’ecommerce con il lancio del suo metamotore e l’annuncio di voler diventare l’Amazon dei viaggi.
Il comparatore di prezzi, senza neanche nasconderlo troppo, è un sistema per mantenere i clienti sul proprio sito senza ‘darli in pasto’ ad altri indirizzi web. Come dire: 'non perdere tempo a confrontare i prezzi sui metamotori, ci penso io a dirti che stai risparmiando'. Una sfida vera e propria a chi ha creato un business sulla ricerca dei voli.
Questo significa che, se in una battuta ormai diventata famosa Michael O’Leary definì anni fa gli agenti di viaggi come ‘i rami secchi’ del turismo, oggi non è più così. Gli agenti sono partner e i rami da tagliare affondano le radici nel web, sembra pensare la low cost irlandese.
Se a tutto questo aggiungiamo gli ultimi dati Phocuswright, secondo cui le prenotazioni online hanno smesso di crescere e quelle in agenzia hanno cessato di calare (almeno negli Stati Uniti), il quadro è completo.
Gli equilibri nella distribuzione turistica sembrano essersi assestati, con la creazione di due mondi separati destinati a non ‘pestarsi i piedi’ a vicenda: il web e le agenzie di viaggi. Ma su internet, terra di conquista dei nuovi player e spietato giudice di iniziative imprenditoriali, infuria la bufera: il cliente che prenota online è caccia libera. E basta una frazione di secondo, ovvero il tempo di un click, per lasciarlo a un competitor.
Che vinca in migliore.