Fino ad oggi, nonostante i proclami allarmistici, il pericolo era sempre stato scongiurato. La famosa clausola di salvaguardia, ovvero l’ipotesi dell’aumento dell’Iva a garanzia della tenuta dei conti, non era quasi mai stata necessaria.
Questa volta, però, il rischio è più concreto ed è legato all’incertezza sul nuovo Governo. Il quale (quando e come sarà formato) avrà una priorità assoluta, come riporta il quotidiano La Stampa: evitare il passaggio dell’aliquota Iva del 10% al 12% e di quella del 22 al 24,2%. Nel caso in cui non si dovesse trovare una soluzione, infatti, gli aumenti scatterebbero dal primo gennaio prossimo.
Gli effetti sul comparto e sui prezzi
Le conseguenze di un nuovo ritocco al rialzo dell’imposta sul valore aggiunto, questa volta, potrebbero essere diverse rispetto a quanto accadde nel 2011. Come racconta la presidente nazionale di Confesercenti Patrizia De Luise al quotidiano, il precedente incremento venne di fatto assorbito quasi in toto dalle aziende, con un impatto limitato per quanto riguardava i prezzi.
Questa volta, però, lo scenario potrebbe essere diverso e le aziende, soprattutto quelle di dimensioni più ridotte (ovvero la maggior parte delle imprese del settore turistico, agenzie di viaggi comprese) potrebbero non avere più le risorse per ‘tamponare’ l’aumento dell’Iva. Che a questo punto porterebbe a un aumento dei prezzi.
Ma l’eventuale aumento potrebbe avere conseguenze anche su altri due fronti: il primo è quello burocratico, legato agli adempimenti per l’adeguamento alle nuove aliquote. Il secondo è quello della competitività, dal momento che il ritocco dell’Iva andrebbe ad aumentare i prezzi per l’Italia.
Non resta che sperare nel nuovo Governo. Di qualunque tipo esso sia.