Sono su due posizioni diametralmente opposte gli organizzatori di viaggi e gli hotel e i loro clienti. Il tema al centro del dibattito di questi giorni di emergenza è la possibilità di rimborsare il pacchetto di viaggio o il soggiorno in hotel attraverso un voucher che potrà essere utilizzato per pagare una successiva vacanza.
Il sistema, introdotto dal decreto n. 9 del 2 marzo scorso all'Art.28, comma 9, viene enunciato in maniera in effetti un po’ sibillina: “Il rimborso può essere effettuato anche mediante l’emissione di un voucher di pari importo da utilizzare entro un anno dall’emissione” si legge.
E sul 'può' si apre lo scontro.
In mezzo ai due litiganti, le agenzie di viaggi, che si sentono proporre da hotel e organizzatori il sistema del voucher e hanno di fronte clienti che, invece, chiedono un rimborso pecuniario. A dare manforte a questi ultimi anche il Codacons e le altre associazioni dei consumatori, che si appellano all’Antitrust.
In questo ruolo stretto fra l’incudine e il martello, l’agente di viaggi deve destreggiarsi con clienti magari storici, ai quali vuole riservare un trattamento che permetta di riprendere le relazioni in un momento più favorevole e con fornitori che invece si puntellano sui diritti.
Perché non si tratta di cavillare sui decreti e sulle leggi: se nel commercio il cliente ha sempre ragione, nelle agenzie di viaggi, che vendono servizi e forse persino sogni, questo è ancora più vero.