C’è una data di cui si parla ancora troppo poco ma che incombe sul turismo come una spada di Damocle. È il 30 ottobre, data in cui scadranno i termini per la cassa integrazione. Un appuntamento che per il turismo organizzato potrebbe trasformarsi in uno tsunami: il blocco delle destinazioni sul medio e lungo raggio, che rappresentano l’ossatura di tour operator e agenzie di viaggi, ha quasi azzerato il business di questi due elementi della filiera. E anche se nelle prossime settimane si dovesse sbloccare qualcosa, prima che gli effetti arrivino nelle casse delle aziende si dovrà aspettare qualche tempo.
Insomma, il 30 ottobre sembra una data decisamente troppo vicina per poter ipotizzare un ritorno a regime della fatturazione delle aziende. Così il comparto scommette sulla proroga della misura, anche se si potrebbero configurare altri ammortizzatori sociali.
La voce del settore
Le prime voci dal mondo del turismo organizzato si sono già levate. Sulle colonne di TTG Italia Corinne Clementi, amministratore delegato de I Grandi Viaggi, già qualche tempo fa aveva richiamato l’attenzione su questo tema.
Ma anche il presidente di Confturismo Luca Patané conferma a TTG Italia che “senza cassa ci saranno grossi problemi”, dal momento che questo intervento è stato “uno dei pilastri” per il turismo organizzato in questi mesi.
Al coro si unisce Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi Confesercenti, che in una nota inviata nelle scorse ore evidenzia: “Dire basta a ristori e ammortizzatori sociali vuol dire condannare migliaia di imprese del turismo organizzato alla chiusura e decine di migliaia di operatori del settore al licenziamento. I posti di lavoro a rischio sono almeno 37mila”. Sulla stessa linea Aiav, che ha chiesto una “proroga della cassa integrazione straordinaria almeno fino ad aprile 2022”.