La ripresa c’è, ma non si vede. A chiarire il paradosso che sta caratterizzando il mercato dei viaggi d’affari è Andrea Guizzardi, direttore dell’Osservatorio business travel del Politecnico di Milano.
“I dati relativi all’andamento del 2021 - spiega - sono tornati positivi sia a livello nazionale, dove abbiamo registrato 11.148 viaggi per destinazione (+14%), sia internazionale, dove ne contiamo invece 4.150 (+8%), tanto d’aver prodotto un incremento complessivo del 12% sul 2020. Il problema di fondo, al di là della persistente riduzione dei numeri rispetto al periodo pre pandemico e al cambio di abitudini lavorative, riguarda però il carattere prevalentemente domestico dei viaggi, i cui minori costi stanno portando a un graduale impoverimento del mercato business”.
Di fatto la spesa (+15%) cresce più del volume (+12%), ma dal momento che i competitor nazionali ed europei sono ancora molti, i pacchetti voli (-8% sui prezzi nazionali, -1% sugli europei) continuano a essere convenienti e non contribuiscono all’innalzamento complessivo del valore di mercato tradizionalmente prodotto dai pacchetti di lungo raggio.
La maggior variazione interessa il trasporto su rotaia (+6,9%), mentre la spesa per alloggio (+13%) e ristorazione (+15%) appare ancora troppo contenuta per creare un effetto “boom” in termini assoluti.
Contrariamente alle dinamica del Pil, l’industria sta poi realizzando performance peggiori rispetto al segmento servizi (+8% nel numero dei viaggi, contro +14%). “Ai ritmi di crescita previsti - aggiunge Guizzardi - il ritorno ai livelli pre-Covid è ormai stimato al 2025, con una spesa di circa 20,1 milioni di euro, contro i 10 attesi nel 2022”.
Alberto Caspani