Era uno degli spettri che ha agitato tante notti degli operatori turistici e ora è una realtà. Stiamo parlando del rimborso dei voucher emessi durante la pandemia per i viaggi non fruiti.
Introdotti dal Governo nel decreto Cura Italia, i voucher riguardano il periodo che va dall’11 marzo al 30 settembre 2020, per viaggi che sono stati annullati entro il 31 luglio 2020.
La cause di cancellazione del viaggio o soggiorno per cui è lecito chiedere il rimborso del voucher, a condizione di non averli utilizzati nel frattempo, sono la chiusura dell’hotel, l’impossibilità di lasciare il comune o la propria regione a causa di restrizioni governative, la positività al Covid o il contatto con un positivo che, all’epoca, comportava un periodo di quarantena obbligatoria nella propria casa. Successive misure hanno prorogato la validità del voucher prima fino a 18 mesi, poi fino ai 30 mesi attuali.
Tempo scaduto
Il rimborso dovrebbe avvenire automaticamente entro 14 giorni dalla scadenza dei 30 mesi e le associazioni dei consumatori stanno cavalcando questo tema, spronando i clienti a inviare una richiesta scritta a hotel, tour operator o agenzia per ottenere quanto dovuto. Dal canto loro, le associazioni di categoria avevano già segnalato la gravità della situazione. In una nota congiunta, Aidit, Assoviaggi, Astoi, Maavi e Fiavet avevano evidenziato come la restituzione degli importi avrebbe “gravato il settore di una insopportabile tensione finanziaria con conseguenze imprevedibili”.
Bomba a orologeria
Già prima dell’estate, il mondo del turismo si era mobilitato per cercare una soluzione al problema e più volte le associazioni di categoria avevano richiesto la messa in opera di un sistema di finanziamento a tasso zero, sulla scia di quanto realizzato da altri Paesi europei, in modo tale da consentire ai clienti di rientrare in possesso delle somme versate e alle impese di avere un periodo di tempo ragionevole per ricostruire la cassa e restituire il finanziamento statale. Nel frattempo, chi era nelle condizioni di farlo, ha accantonato un tesoretto per reggere l’inevitabile impatto d’autunno, reso più difficile dalla crisi energetica e dal caro prezzi.
Le richieste al Governo
Il richiamo a una forma di sostegno per riuscire a contenere il problema è arrivato anche in questi giorni con le richieste sul tavolo del nuovo ministro del Turismo: Maavi ad esempio ha sollecitato la creazione di un fondo voucher e sulla stessa lunghezza d’onda si sta muovendo anche Astoi. Al Governo si chiede di intervenire in aiuto di un comparto che sta faticosamente risalendo la china: la ripresa dei viaggi procede, ma sono molte le criticità che minano i bilanci di chi lavora nel settore. In questo senso, un finanziamento garantito da parte dello Stato in misura dei voucher residui, della durata di 4 o 5 anni a compensazione finanziaria dei rimborsi, potrebbe essere una valvola di sfogo in grado di ridare fiato alle casse di chi sta resistendo. Ma questo è ormai un affare nelle mani del ministro Santanchè.