Il turismo va a gonfie vele, ma intanto gli analisti suonano un primo campanello d’allarme: attenzione alla domanda interna. Secondo Massimo Deandreis, direttore generale di Srm, il centro studi di Intesa San Paolo, “la stagione 2024 è stata da record. Ma a sostenere il saldo positivo c’è stato soprattutto l’incoming, perché il mercato italiano è cresciuto molto meno”. Per gli analisti, un mercato che importa ed esporta turismo, è un mercato stabile e maturo. Il calo del domestico è quindi un segnale da non sottovalutare. Sotto accusa è finita principalmente la crescita dei prezzi, aumentati più del tasso di inflazione. Lo aveva detto anche Marina Lalli, presidente di Federturismo, nel corso della sua relazione annuale: “Attenzione all’inflazione turistica, che danneggia soprattutto la domanda interna”. Quest’anno il tasso di crescita, soprattutto del ricettivo e della ristorazione, è stato del 3,6%, un valore 3 volte più alto della media nazionale. Anche Gianluca Caramanna lancia l’allarme “a fronte di un grande incoming, si riduce l’outgoing. Il prezzo medio in Italia è più alto che altrove. Forse non tutto si deve solo alla qualità”.
“Coccolare” il mercato domestico è quindi importante. Su questo si inserisce anche l’invito rivolto da Ivana Jelenic, a.d. di Enit, alla platea di imprenditori turistici di Confindustria: “Dobbiamo crescere nella qualità ma dobbiamo anche crescere nei segmenti di fasce più basse. Le aspettative di questi viaggiatori sono cambiate e sono molto meno spartane di quanto spesso si offre. Dobbiamo colmare il gap verso i redditi medio bassi, a cui dobbiamo dare una risposta”.