In questi giorni Venezia brinda ai risultati economici della prima fase di sperimentazione del ticket di ingresso cittadino. Le casse comunali hanno registrato un'entrata di 2,2 milioni di euro. Poco più a sud Firenze festeggia i dati certificati dall'Irpet, l'istituto regionale per la programmazione economica e turistica, che parlano di 52 milioni di turisti per la Regione Toscana nel 2023.
In questi giorni, però, si valutano anche i risultati di queste scelte turistiche fatte in precedenza. Se il ticket di Venezia, ad esempio, doveva servire ad arginare le orde di turisti che affollano calli e campielli a tutte le ore, il risultato è stato scarso. Nello stesso mese di aprile, il primo col ticket, nell'area lagunare (terraferma compresa) hanno soggiornato oltre 1,3 milioni di turisti, col picco dell'ultimo fine settimana di aprile di 58mila presenze a notte. Ecco che allora scatta anche il divieto ai gruppi superiori a 25 persone. A Firenze invece, dove nel 2023 sono stati ben 14 milioni i turisti, sono le associazioni di categoria a lanciare l'allarme. In città nelle ultime settimane sono comparse le scritte “turist go home”. Il pensiero corre subito alla rivolta dei residenti di Barcellona contro l’overturism, combattuta a colpi di bombe e pistole ad acqua.
Le due città d'arte italiane, insomma, mostrano il lato positivo e negativo del diverso approccio ai grandi numeri turistici. Quale l’approccio più giusto? Su questo l'Italia sembra dividersi: da una parte i favorevoli del numero chiuso, dall'altra chi invece vede in questi numeri l'unica via di crescita economica possibile. Il rischio, tuttavia, è che alla fine, in un modo o nell'altro, si finisca solo col demonizzare il turista. Senza affrontare i veri nodi problematici delle nostre città (trasporto, tutela dei centri storici, affitti a lungo termine etc) il visitatore, sia esso straniero o connazionale, verrà percepito come un problema e non una risorsa.
Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, lo sottolinea con forza: “Fermiamo subito l'effetto domino. Tutto possiamo permetterci, meno che demonizzare il turismo”. Nel 2023 l'ospitalità ha contribuito con 215 miliardi al Pil nazionale, una quota dell’10,5%. Ha quasi 3 milioni di addetti, di cui 185mila creati lo scorso anno (fonte “Il Sole 24 ore”). In altre parole, il posto di lavoro di un addetto su otto in Italia è legato al turismo.