Un destino ancora incerto quello di Alitalia. Gli azionisti della compagnia aerea presieduta da Luca Cordero di Montezemolo sembrano non aver ancora raggiunto un accordo sul finanziamento del piano industriale, stando a quanto si legge stamani sulle colonne del Sole 24 Ore.
Rilancio e rifinanziamento del debito sembrano rimanere per ora una questione ancora aperta, con le casse del vettore che piangono liquidità e il semaforo verde al piano industriale che deve ancora attendere. Il progetto elaborato da Cramer Ball, amministratore delegato della compagnia, prevede la divisione del business in due tronconi, uno legato al corto e medio raggio in ottica low cost e l’altro legato all’intercontinentale. Ma il piano non sembra convincere le banche azioniste.
Il ruolo degli istituti di credito
Le posizioni degli istituti di credito in questo frangente rimangono piuttosto distanti, con Intesa che, secondo quanto riporta Repubblica, al fianco di Etihad si dice pronta a finanziare il rilancio; UniCredit, invece, propenderebbe per una totale conversione del debito in equity, come ipotizzato dall’advisor Lazard. Mentre Generali, che detiene 300 milioni di un bond da 370 milioni di euro, non intende seguire questo percorso.
Ipotesi di uscita per James Hogan
Vista la situazione precaria, non è poi escluso che James Hogan, a.d. di Etihad, possa saltare entro poche settimane. È quanto riporta l’Handelsblatt, che mette in luce come il vettore di Abu Dhabi sembra stia valutando la revisione del proprio piano di crescita in Europa.
Ad Alitalia sembra non rimangano che due strade: il fallimento o il salvataggio per mano di un player concorrente – Lufthansa nelle settimane scorse pareva essere tra i più probabili – o di un’azione intrapresa dal Governo tramite il Ministero dell’Economia. Intanto, per stasera, i sindacati sono stati convocati dall’azienda, e potrebbe alzarsi il velo sulle sorti della compagnia.