Uno degli ultimi casi balzati agli onori delle cronache, anche a causa dell’eccezionalità dell’animale in questione, è quello di una passeggera che intendeva imbarcare in cabina nientemeno che un pavone. Richiesta rigettata dalla compagnia, in quanto il volatile in questione non rispettava tutti i requisiti necessari (comprese le misure: un pavone maschio può superare il metro i di lunghezza e arrivare a 6 chili di peso). Ma, a sentire le compagnie aeree americane, si stanno moltiplicando i casi di passeggeri che intendono portare in cabina animali che normalmente dovrebbero viaggiare in spazi appositi.
La questione, come spiega corriere.it, è legata a una norma Usa applicata a livello nazionale che impone ai vettori di consentire il trasporto nelle classi di volo riservate agli umani di animali classificati come “da supporto emozionale” o “da assistenza psichiatrica”. Una legge che andrebbe applicata a ciascun passeggero “affetto da disturbo mentale o emotivo riconosciuto dal Manuale diagnostico e statistico”.
Tuttavia, secondo le compagnie aeree, negli ultimi tempi si sarebbero moltiplicati gli abusi, anche perché gli animali compresi in questa norma viaggiano gratis e non ingabbiati. I vettori hanno il sospetto che le certificazioni sulla necessità di un accompagnamento da parte dell’animale siano rilasciate troppo facilmente. Così è arrivata la contromisura: dal primo marzo, chi vuole viaggiare con un animale da supporto emozionale o da “assistenza psichiatrica” dovranno inviare alla compagnia aerea due giorni prima del volo le certificazioni veterinarie e soprattutto dovranno dimostrare di aver addestrato l’animale. Anche perché, afferma Delta, tra il 2015 e il 2016 gli incidenti a bordo causati dagli animali sono aumentati dell’84%; percentuale che sale al 150% prendendo in considerazione l’arco dei due anni.
L’elenco degli animali ‘da compagnia’ imbarcati sugli aerei, secondo Delta, sarebbe il più vario e comprenderebbe oltre ai più classici cani anche tacchini, opossum e persino vipere e ragni.