È finito il periodo di ‘vacche grasse’. Ora bisogna tornare a fare i conti con la realtà. Il mondo del trasporto aereo (e con lui tutto il turismo) sta uscendo da un’era particolarmente propizia, con un costo del carburante decisamente competitivo. E, di conseguenza, la possibilità di tenere i prezzi dei biglietti più bassi.
Ora però (corsi e ricorsi storici) la tendenza si sta invertendo. E il prezzo del fuel è tornano a salire. Anche un colosso come Lufthansa ha avvertito: nel 2018 le spese per il carburante per la compagnia tedesca aumenteranno di 700 milioni di euro. E, ovviamente, non c’è motivo per cui il trend per gli altri vettori debba essere diverso. Certo, Lufthansa assicura che il rincaro potrà essere riassorbito migliorando le performance. Ma, a livello globale, l’effetto sul mercato del trasporto aereo nel suo complesso non è da sottovalutare.
Gli effetti a catena
I voli sono, in definitiva, una delle ‘materie prime’ del turismo, uno dei mattoncini base che consentono la costruzione di tutta l’offerta. E, come in tutti i settori, gli aumenti dei costi delle materie prime si ripercuotono a cascata su tutto il settore. Siamo di fronte a un aumento generalizzato dei prezzi? Gli elementi che concorrono a creare le tariffe sono diversi, così come le leve per la marginalità: e il fuel (con relativo costo del volato) non è che un elemento. Ma non è assolutamente da escludere che il prezzo dei biglietti aerei e con esso quello dei viaggi in generale sia destinato a salire.
A questo va aggiunto anche un ulteriore elemento: la direttiva pacchetti Ue, che entrerà in vigore proprio la prossima estate, prevede termini più stringenti per gli adeguamenti. Per i rincari, infatti, verrà applicata la soglia dell’8% (rispetto al 10% attuale). Oltre questo limite, il cliente ha diritto a recedere senza penali. Anche la famosa leva dell’adeguamento carburante, dunque, dovrà essere utilizzata con più parsimonia.