Uno sciopero indetto in seguito a una ristrutturazione aziendale non è una circostanza eccezionale. E dunque la compagnia aerea deve rimborsare i passeggeri per i voli non decollati. Ad affermarlo è la Corte di Giustizia Ue: l’organismo si è pronunciato, nello specifico, a proposito della protesta dei dipendenti Tuifly a settembre 2016, quando un piano di ristrutturazione annunciato dalla compagnia causò la protesta del personale con conseguente cancellazione dei voli.
Il pronunciamento dei giudici
Come riporta ansa.it, i giudici hanno dato torto a Tuifly, in base al seguente principio: le circostanze eccezionali (ovvero quelle che fanno decadere l’obbligo del rimborso per la compagnia) non devono essere “per sua natura o per sua origine, inerenti al normale esercizio dell’attività della compagnia aerea”. Inoltre, devono effettivamente sfuggire dal controllo dell’azienda stessa.
Una fattispecie che, evidentemente, non si verifica nel caso in cui una compagnia aerea debba far fronte a uno sciopero indetto in seguito a una ristrutturazione o una riorganizzazione aziendale, in quanto queste “fanno parte delle normali misure di gestione delle imprese”.
Da precisare che, all’epoca, Tuifly non rimborsò i clienti ritenendo la protesta dei dipendenti uno sciopero selvaggio, ovvero non proclamato in via ufficiale da un sindacato. Ma, anche tenuto conto di questa circostanza, la Corte Ue ha stabilito che la protesta non potesse comunque essere considerata una circostanza eccezionale.